"Se oggi l’agro-alimentare italiano ha "tenuto", nonostante la crisi, il merito sicuramente va alla qualità dei prodotti, ma soprattutto al legame che questi evidenziano con il territorio di origine, garantito da un’etichettatura obbligatoria che tutela il consumatore, risultato di anni di pressing Coldiretti e che va estesa anche a tutti i derivati, perché contro le contraffazioni non bastano certo i marchi, visto che molti di quelli "storici" se li sono accaparrati le multinazionali, attente non tanto alla provenienza, ma soprattutto al costo. Le nostre eccellenze, dichiara il presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi, da pochi giorni, possono contare anche su un alleato in più, ovvero il "Decreto Ronchi", già convertito in legge, con la nuova norma sul vincolante significato di cosa si debba intendere per "prodotto interamente italiano" e la definizione di sanzioni a carico dei falsari."Un passo in avanti che – continua Bisi – dovrà necessariamente essere oggetto di una adeguata delimitazione nei diversi settori "con uno o più decreti del Ministro dello sviluppo economico, di concerto coi Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali, delle politiche europee e della semplificazione normativa" come previsto dallo stesso provvedimento.Secondo il decreto, infatti, si intende realizzato interamente in Italia il prodotto o la merce, classificabile come "made in ltaly" ai sensi della normativa vigente e per il quale il disegno, la progettazione, la lavorazione e il confezionamento sono compiuti esclusivamente sul territorio italiano. Di particolare rilievo le previste sanzioni in caso di fallace indicazione dell’uso del marchio, da parte del titolare o del licenziatario, con modalità tali da indurre il consumatore a ritenere che il prodotto sia di origine italiana senza che lo stesso sia accompagnato da indicazioni precise ed evidenti sull’origine o provenienza estera o comunque sufficienti ad evitare qualsiasi fraintendimento del consumatore sull’effettiva origine del prodotto. "E’ dunque, commenta Bisi, l’affermazione che è l’origine del prodotto agricolo ad avere un valore discriminante per un alimento Made in Italy, come conferma anche l’indagine Coldiretti-Swg dalla quale emerge che il 97 per cento degli italiani ritiene che debba essere sempre indicato il luogo di origine.Grazie al "decreto Ronchi", la tutela del Made in Italy è diventata un obiettivo condiviso a livello istituzionale. Mettere in trasparenza la provenienza di quanto portiamo in tavola, non solo aumenta il potere contrattuale delle imprese agricole, ma protegge dalle psicosi nei consumi provocate anche da emergenze in paesi lontani e fornisce un servizio essenziale ai cittadini-consumatori.Per questo, conclude Bisi, il nostro grande progetto per una filiera agricola tutta italiana, è stata la prima pronta replica ai "poteri forti" nella filiera, quelli che sviliscono il lavoro dei nostri imprenditori che, sono i primi responsabili della qualità e della sicurezza, ma non vedono adeguatamente retribuito questo fondamentale ruolo in cui credono i consumatori. Benissimo dunque, anche il decreto Ronchi, a fare ulteriore chiarezza ed a difendere, contro i contraffattori ed i falsari, la qualità di ciò che noi produciamo".