Attraverso la Rete è più facile commettere determinati reati e restare impuniti, quindi la Commissione europea "è disposta a discutere, con tutti i soggetti interessati, ogni possibile miglioramento della normativa attualmente vigente allo scopo di adeguarla al cambiamento tecnologico e alle nuove dinamiche sociali".Questa, in estrema sintesi, la risposta che Viviane Reding a nome della Commissione Europea, ha reso all’eurodeputato Tiziano Motti che, lo scorso settembre, aveva presentato all’istituzione comunitaria un’interrogazione urgente sulla necessità che a livello europeo venissero adottati strumenti di tutela del cittadino contro i rischi di diffamazione e di altri reati a mezzo internet.L’interrogazione dell’onorevole Motti prendeva le mosse dal fenomeno del cyberbullismo sul web, in forte espansione, rilevando che la legislazione europea tutela la libertà di espressione e la privacy di chi esprime opinioni nei forum e nei post di internet, ma demanda agli ordinamenti nazionali la problematica e la tutela dei "soggetti passivi", cioè chi è oggetto di commenti ingiuriosi, di insulti e diffamazioni spesso perpetrati dietro un nickname che assicura l’anonimato. "Occorre stabilire un percorso chiaro, rapido ed efficace perché, come rilevato nell’interrogazione, cessi di esistere quella zona franca – sempre più estesa – in cui oggi i cittadini non hanno in pratica la possibilità di tutelarsi. E questo non può che essere un compito l’Unione Europea proprio in relazione al carattere globale di internet, che supera i confini degli Stati e dei Continenti. In questo senso la disponibilità della Commissione a discutere va colta come un’occasione importante che non può essere lasciata cadere" aggiunge Motti.