Nei giorni scorsi sono state discusse presso il Ministero delle politiche agricole le modifiche inerenti la revisione della Legge 164/92 che per decenni ha "governato" tutto il settore vitivinicolo. Oggi, ovviamente, a distanza di tanti anni, dopo i profondi mutamenti intervenuti in tutto il sistema agro-alimentare e sui mercati ad esso connesso, anche a seguito di un sostanziale diverso approccio alimentare al vino da parte del consumatore, necessita di una profonda revisione che investa tutta la filiera. Per questo, la riforma dell’OCM (più volte avversata da Coldiretti), ed il "caso Valoritalia" (ovvero l’attribuzione ad un soggetto terzo dei controlli obbligatori per la D.O), rischiano, se non adeguatamente modificati ed adeguati di diventare "frutti avvelenati" che appesantiranno burocraticamente ed economicamente il settorePer tali motivi Coldiretti ha presentato tempestivamente al Ministero precise proposte volte alla semplificazione di tutto il comparto vitivinicolo che, deve poter contare su una serie di regole chiare ed essenziali. Anzitutto occorre poter condividere un unico contenitore informatico che va individuato nel fascicolo aziendale agricolo stabilito dal DPR n. 503/99, all’interno del quale ogni produttore dichiara, comunica o richiede, quanto previsto dalle varie normative in materia di vitivinicoltura. Inoltre i controlli vanno gestiti in modo integrato e comunicati in tempo reale i dati e le informazioni necessarie alla produzione dei vini a denominazione d’origine. Nel contempo va rivisto il piano delle ispezioni e il sistema di certificazione: molto più opportuno, ribadisce Coldiretti, applicare il metodo di verifica "a campione", sicuramente meno oneroso degli altri sistemi. Infine ogni soggetto, sia produttore di uva, vino o imbottigliatore, dovrebbe poter scegliere il proprio ente certificatore, ovviamente tra i soggetti autorizzati dal Mipaaf e accreditati secondo le disposizioni europee.Secondo la richiesta di Coldiretti, tutte le operazioni riconducibili alle DO e IGT, devono essere mantenute in sede di Amministrazione Provinciale, a garanzia di una riduzione dei costi ed oneri a carico dei produttori, di sicura trasparenza e maggior libertà di scelta. In merito al tema delle sanzioni è necessario, secondo le proposte di Coldiretti, distinguere chiaramente tra le irregolarità formali e sanabili, spesso determinate da una normativa poco chiara o contraddittoria, dai casi reali di frode e sofisticazione. I primi dovranno essere preventivamente diffidati e, in caso di ripetizione, sanzionati con importi adeguati, ma non proporzionali. Le vere truffe invece dovranno essere duramente colpite, con pene commisurate ai quantitativi interessati.Coldiretti dunque insisterà con tutta la forza della propria rappresentatività, per far sì che vengano accolte queste proposte in grado di salvaguardare il reddito dei vitivinicoltori, difendere le origini dei propri vini, aumentare la qualità delle produzioni. Il vino piacentino ha ancora enormi potenzialità di mercato a patto che il settore possa crescere senza un’assurda burocrazia che vincola la possibilità di fare impresa.