Occorre che anche nella nostra regione, i vitivinicoltori, senza preclusioni obsolete, possano disporre, come è stato accordato in Piemonte e Friuli Venezia Giulia, del “libero” utilizzo di fecce vinacce, una concessione, finora riservata alle aziende che producono fino a 100 ettolitri, e che deve essere estesa anche a quelle con una produzione superiore, pur ovviamente garantendo i dovuti controlli e la tutela ambientale. La consegna delle vinacce ai fini della distillazione – ribadisce il responsabile vitivinicolo di Coldiretti Piacenza Medoro Rebecchi – deve essere il frutto di una scelta e non un’imposizione di legge, perché pone il produttore in una condizione di sudditanza e di svantaggio, senza più rispondenza reale sui mercati.Proprio per questi motivi il nostro ufficio vitivinicolo nazionale ha presentato al ministero una richiesta in tal senso, affinché le fecce e le vinacce possano essere destinate ad usi agronomici e bionergetici.Grazie a questa istanza – continua Rebecchi – tutte le regioni italiane potranno legiferare in materia e seguire l’esempio del Friuli Venezia Giulia e del Piemonte. Pertanto, anche Coldiretti Piacenza, si sta attivando per predisporre un documento indirizzato alla regione Emilia Romagna affinché il provvedimento possa essere assunto tempestivamente con un beneficio per tutti i nostri imprenditori vitivinicoli, che potranno così servirsi di fecce e vinacce anche per usi agronomici e bionergetici, lasciando a loro la scelta della distillazione. Una possibilità fondamentale, è l’opportunità del reimpiego aziendale come restituzione di sostanza organica al vigneto, un’operazione agronomica importante che, unita alla professionalità dei viticoltori, contribuisce a selezionare uve per vini di alta qualità.Coldiretti sin dall’anno scorso, dopo che la nuova OCM ha depennato gli aiuti ai produttori per la consegna dei sottoprodotti, aveva, con determinazione, richiesto lo svincolo dell’obbligo di consegna alle distillerie. Queste in breve le osservazioni e gli obiettivi che si è posta la nostra Organizzazione dal 2008 e che intende perseguire al Ministero: – convertire il principio di obbligo di distillazione in obbligo di segnalazione e controllo; – estendere la possibilità di impieghi alternativi anche alle produzioni superiori ai 100 hl; – individuare situazioni in cui ritiro, trasporto e distanza di distillazione rappresenta un onere sproporzionato per le imprese e insostenibilità ambientale; – prevedere una lista positiva delle utilizzazioni alternative/reimpieghi che il produttore può scegliere previo avviso all’ente di controllo; – ottenere libertà di scelta per favorire la corresponsione di un prezzo reale di mercato e minore impegno di risorse di settore, destinabili ad azioni più utili. Ci auguriamo – conclude Rebecchi – che la nostra regione si attivi velocemente per rispondere alle esigenze delle imprese e soprattutto di un mercato in continua evoluzione, che necessità di maggiore dinamismo e velocità nelle decisioni.