E’ di qualche settimana fa la notizia che Vittorio Sgarbi era stato condannato dal Tribunale di Monza per diffamazione nei confronti del Sindaco Roberto Reggi e del Comune di Piacenza. E’ stata ora depositata la sentenza con le motivazioni.La decisione, si ricorderà, si riferisce ad una intervista rilasciata da Sgarbi nel 2005, ai tempi della vicenda di Villa Serena, ad una emittente radiofonica nazionale, RTL 102,5 a Charlie Gnocchi, dove in diretta radiofonica l’ex onorevole, ex sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali ed ex assessore alla Cultura di Milano, e attualmente sindaco del comune di Salemi in Sicilia, insultava pesantemente il Sindaco Reggi con irripetibili epiteti.Nella sentenza vengono ripercorsi i momenti fondamentali, attraverso le testimonianze delle parti e la registrazione della trasmissione radiofonica, i cui contenuti sono stati acquisiti agli atti del processo.La vicenda giudiziale è stata lunga e complessa, in particolare per il fuoco di fila di eccezioni processuali che la difesa di Sgarbi, sostenuta dall’avv. Cicconi del Foro di Camerino e dall’avv. Domenichelli del Foro di Milano ha sollevato prima di consentire di addivenire alla decisione. Eccezioni cui puntualmente si sono opposti i difensori delle due parti civili, l’avv. Paolo Fiori in difesa dell’ing. Roberto Reggi e l’avv. Elena Vezzulli, dirigente dell’Avvocatura Comunale per il Comune di Piacenza.In primo luogo la difesa Sgarbi aveva sollevato la necessità dell’autorizzazione a procedere da parte della Camera dei Deputati, in quanto Sgarbi al tempo dei fatti era parlamentare ed avrebbe proferito le frasi diffamatorie con la scriminante della diritto di critica politica. Ma la Commissione per le autorizzazioni a procedere ha negato che lo sproloqui radiofonico di Sgarbi potesse essere contenuto in un contesto di esercizio di libere opinioni politiche da parte di un onorevole della Repubblica.Nel processo è stato prodotta la registrazione della trasmissione che RTL 102,5 dopo una iniziale resistenza ha fatto avere al Comune su richiesta dell’Avvocatura Comunale.Il Sindaco Reggi ha infatti raccontato nella sua testimonianza che diversi cittadini dopo la trasmissione, che lui non aveva avuto modo di ascoltare, – anche perché si tiene in piena mattinata quando lui era occupato in Comune, nelle funzioni di Sindaco – telefonarono a lui personalmente e alla segreteria del Comune per avvertirlo che Sgarbi lo aveva insultato in diretta radiofonica. Egli era stato poi contattato telefonicamente dal conduttore Charlie Gnocchi che lo informava di un attacco subito da Sgarbi e lo invitata a replicare, se lo desiderava, ma il Sindaco non ritenne di farlo.Precisava il sindaco che la questione seguiva un intervento dello Sgarbi sulla Soprintendenza che aveva bloccato il cantiere della tangenziale di Piacenza nei pressi della settecentesca Villa Serena, ma che TAR e Consiglio di Stato avevano confermato la regolarità dell’operato del Comune, con ulteriori aggravi di spese per l’erario comunale e ritardo nella realizzazione della famosa bretella.In quel periodo anche Sgarbi querelò il Sindaco Reggi presso il Tribunale di Camerino, per averlo definito ‘il primo che passa’, che interveniva su decisioni prese dalle diverse amministrazioni comunali che si erano succedute, ma la querela è stata poi rinunciata da Sgarbi.Nel processo è stato sentito come teste, chiamato dalla difesa Sgarbi, per sollevare un questione temporale sulla denunzia del Sindaco, anche il Consigliere Cisini, che in quel periodo pubblicamente, sulla stampa e in Consiglio Comunale aveva difeso il Sindaco e le scelte dell’Amministrazione.Il Tribunale di Monza, nella persona della dr. Valentina Paletto ha ritenuto che fuori da ogni dubbio tutti gli elementi del reato di diffamazione fossero presenti nella vicenda sottopostale. In particolare ha ravvisato che i pesanti toni delle dichiarazioni che lo Sgarbi fece ai microfoni dell’emittente nazionale avessero ‘contenuto offensivo e abbiano leso l’onore di Roberto Reggi sia come persona fisica che nella sua qualità di Sindaco del Comune di Piacenza’.In particolare la sentenza rileva che le frasi proferite da Sgarbi nei confronti del Sindaco fossero gravemente e gratuitamente ingiuriose, in quanto sganciate da qualsiasi riferimento diretto a fatti o ad azioni realizzate da Reggi nella sua qualità di Sindaco, e che la motivazione sottesa agli epiteti offensivi dello Sgarbi ‘siano ben lungi da una manifestazione di dissenso motivato, espresso in termini corretti e misurati, ma esclusivamente pronunciate per sminuire il decoro personale della persona offesa con grave lesione della sua dignità morale e professionale.Sgarbi ha travalicato ogni diritto di critica, senza alcuna finalità di pubblico interesse. In extremis lo Sgarbi aveva fatto pervenire al Tribunale uno scritto di suo pugno dove ha cercato di convincere il Tribunale che l’episodio poteva ascriversi nell’ormai diffusa prassi di sproloqui e contumelie quotidiane, alle quali gli spettatori di trasmissioni televisive e radiofoniche sono abituati ad assistere.Ma il Tribunale ha sottolineato la gravità degli insulti proferiti, associati ad un soggetto che riveste una carica istituzionale.Sgarbi è stato così condannato a sei mesi di reclusione, e con i diversi precedenti a suo carico non gli sono state concesse né le attenuanti generiche, né la sospensione condizionale della pena.Gli è stato invece concesso di commutare la pena detentiva in euro 6.840,00, pena condonata perché è scattato l’indulto. Quanto al risarcimento dei danni morali e patrimoniali alla persona di Roberto Reggi e al Comune di cui è Sindaco, la sentenza ha così deciso.Gli insulti, aggredendo la persona fisica di Roberto Reggi, ma per le sue funzioni istituzionali, hanno prodotto un danno all’immagine e all’onore sociale dell’Ente, danno subito quantificato in una provvisionale di 10.000 euro a favore del Comune di Piacenza, oltre a quanto sarà stabilito in sede civile dal Giudice.Anche il danno morale e patrimoniale alla persona di Roberto Reggi sarà oggetto di quantificazione in sede civile.Sgarbi dovrà poi rifondere le spese processuali allo Stato, 3000 di spese legali al Comune e 3000 di spese legali alla difesa di Roberto Reggill Sindaco ha espresso la sua soddisfazione per il contenuto della sentenza, in particolare perché rimarca i principi di civile convivenza e difesa del giusto livello dei toni espressivi che il dibattito politico istituzionale deve mantenere, per non sconfinare nel puro insulto diffamante.