Nuovo intervento di restauro della Banca di Piacenza

ABATI DI SAN SISTO, UNO E’ DEL MOLINARETTOIn restauro anche un altro abate, per il quale sembra doversi escludere che sia da attribuirsi a Giovanni Maria delle Piane (morto a Monticelli dove un figlio era canonico)Risalgono al XVIII secolo i due ritratti – uno dell’Abate Giuseppe Leoni ed uno raffigurante un altro religioso piacentino anonimo – che impreziosiscono un’ala del Monastero di San Sisto, uno dei più antichi della nostra città essendo stato fondato nell’853 per volontà di Angilberga, moglie del re longobardo Lodovico II. Due ritratti, gemelli per dimensioni (cm. 130 x 90), che grazie alla Banca di Piacenza saranno presto riportati al loro antico splendore. Il popolare Istituto di Credito di via Mazzini, infatti, ha deciso di finanziare interamente l’intervento di restauro che sarà realizzato dal restauratore piacentino Nicolò Marchesi, sotto la direzione del dottor Davide Gasparotto della Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di Parma e Piacenza. Il ritratto dell’Abate Giuseppe Leoni è opera di Giovanni Maria delle Piane, celebre pittore genovese nato nel 1660. Noto anche come Il Molinaretto (o Il Mulinaretto) in quanto discendente da una famiglia di mugnai, dopo essersi formato presso la bottega di Giovan Battista Merano ed aver poi proseguito la sua preparazione artistica a Roma, nel 1709 Giovanni Maria delle Piane divenne pittore di corte dei Farnese. Grazie anche al cardinale Giulio Alberoni eseguì diversi ritratti di Elisabetta Farnese, sia prima che dopo il suo matrimonio con Filippo V di Spagna. Prima di trasferirsi a Parma, tuttavia, Il Molinaretto visse per alcuni mesi a Piacenza ed è probabile, quindi, che il ritratto dell’Abate Giuseppe Leoni risalga proprio al periodo del suo soggiorno piacentino (inizi del XVIII secolo). Più difficile, invece, ipotizzare che Giovanni Maria delle Piane abbia eseguito il ritratto conservato nel Monastero di San Sisto nel 1744, quando decise di ritirarsi a Monticelli d’Ongina (suo figlio era canonico lì), dove morì l’anno seguente all’età di ottantacinque anni. L’opera ritrae l’Abate Leoni di profilo, seduto su una sedia, con il volto girato verso l’osservatore; la mano destra, su cui si nota un anello con pietra di colore nero, è appoggiata al bracciolo della sedia mentre con la sinistra l’Abate Leoni impugna un libro, probabilmente un testo religioso. Alle sue spalle, seminascosto da un elegante tendaggio di colore scuro, s’intravede una libreria in legno su cui si evidenzia l’iscrizione "P.D. Ioseph Leoni à Plac. Ab".Il secondo ritratto, di autore anonimo (una volta esclusa l’attribuzione al delle Piane) e caratterizzato da un tratto più lineare ma meno deciso di quello del Molinaretto, raffigura un Abate di cui, attualmente, non si conosce l’identità. L’opera assomiglia molto, dal punto di vista figurativo, a quella che ritrae l’Abate Leoni dato che anche in questo caso il soggetto è raffigurato di profilo, con il volto girato verso l’osservatore, seduto su una grande sedia di velluto rosso con ampi braccioli ricamati secondo il gusto tipico del Barocco. La mano destra, su cui anche in questo caso si nota un anello impreziosito da una pietra di colore scuro, alzata come ad indicare un punto ben preciso, mentre con la sinistra l’Abate impugna una pergamena su cui è raffigurata un’opera sacra ai piedi della quale pare evidenziarsi un piccolo altare. Sullo sfondo, come nel precedente ritratto, un elegante tendaggio verde che scende fino a coprire una gamba della sedia. "Entrambi i ritratti – precisa il restauratore Nicolò Marchesi – sono stati oggetto di un restauro conservativo eseguito all’incirca trenta anni fa. Il decorso del tempo ha causato un invecchiamento e una "virata" dei precedenti ritocchi che hanno quindi cambiato tonalità. Per questo, dopo aver eseguito l’intervento di pulitura con cui verranno anche rimossi i vecchi ritocchi non più idonei, sarà necessario verificare lo stato di conservazione delle vecchie stuccature per valutare il loro livello d’integrazione con la superficie originale. L’intervento terminerà, ovviamente, con l’integrazione pittorica. Anche le cornici verranno consolidate; saranno stuccate le lacune e le cadute di materia del legno ed infine verrà  eseguito il ritocco pittorico mentre il telaio, che è ancora in buone condizioni, sarà mantenuto nel suo stato originale".

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