Arrivano notizie positive per i vitigni autoctoni del nostro territorio dalla Commissione uve della Camera di Commercio riunitasi nei giorni scorsi per stabilire i prezzi della campagna in corso. "Solo la distintività delle nostre produzioni e dei vini tipici, afferma il responsabile della commissione vino di Coldiretti Achille Bertè, che ha preso parte alla riunione, possono contribuire a rilanciare il prodotto piacentino e concorrere a farlo diventare il simbolo riconoscibile e spendibile per la nostra provincia e per l’intero comparto; infatti nonostante il momento negativo del mercato, i vitigni autoctoni come Gutturnio, Ortrugo e Malvasia hanno tenuto, attestandosi sui prezzi dello scorso anno. I cosiddetti internazionali, invece, risentono pesantemente dell’effetto negativo trainante delle province limitrofe. Così il prezzo della barbera ad esempio diminuisce, come quello del pinot e pinot chardonnay, mentre è stabile la bonarda che si attesta sui valori dello scorso anno, anche a causa di una notevole riduzione delle quantità.Nonostante un atteggiamento poco collaborativo da parte di alcuni soggetti che hanno cercato di influenzare la commissione, forse per interessi personali, da questa riunione, precisa Bertè, è scaturito un messaggio chiaro che, come Coldiretti, auspicavamo da tempo. Per far emergere le potenzialità del nostro territorio che non ha nulla da invidiare alle colline di Bolgheri dove si produce il famoso Sassicaia, dobbiamo, puntare sull’identità delle nostre uve, attraverso la valorizzazione di Gutturnio, Ortugo e Malvasia, interpretando le richieste di un consumatore sempre più esigente e alla ricerca di peculiarità territoriali anche nel vino, mentre tipologie come merlot, sirah e pinot, che non hanno una specifica identità, stanno gradualmente perdendo posizioni sui mercati. Questo significa, commenta Bertè, che la professionalità dei nostri viticoltori, insieme ad una attenta analisi di mercato, ci orienta necessariamente nella direzione dei vini autoctoni di qualità, e vanno pertanto previste, quando necessario, operazioni mirate in vigna, per dare una svolta produttiva all’intero comparto. E’ proprio di questi giorni, infatti la notizia che per la prima volta la produzione di spumante italiano supera quella di champagne.Per la vendemmia gli imbottigliatori e i viticoltori francesi hanno deciso di raccogliere il 30 per cento di uva in meno, nel tentativo di contrastare il crollo delle vendite. Mentre sono aumentate del 15 per cento le esportazioni di spumante italiano. Un dato questo, molto significativo anche per Piacenza, in cui sussistono enormi potenzialità per questa tipologia di vino; gli spumanti locali, in particolare quelli prodotti vinificando uve autoctone come l’ortrugo, posseggono enormi potenzialità di mercato e possono conseguire una qualità che non ha nulla da invidiare a territori come la Franciacorta o lo Champagne. Certo è indispensabile, conclude Bertè, che tutti i locali attori della filiera del vino si rendano conto che per andare in questa direzione occorre migliorare continuamente la qualità nel vigneto, senza farsi fuorviare da chi vorrebbe produrre i nostri patrimoni enologici non acquistando uva, ma semplicemente documenti di accompagnamento. Coldiretti intende governare anche questo processo affinchè venga effettivamente valorizzato un comparto fondamentale per la nostra economia".