Lettera aperta dell’On. Massimo Polledri: Fini e il ritorno alle origini…

Egregio Direttore,che cosa accomuna il presidente della Camera, Gianfranco Fini e i suoi avversari politici? E’ la stessa cultura "pro-choice" che pone al centro l’individuo onnipotente, che può decidere della vita e della morte del frutto di un concepimento o decidere quando la vita è indegna di essere vissuta. Augusto Del Noce aveva visto lontano: l’ideologia di massa del marxismo si è spenta nel radicalismo. Per Fini, invece, la svolta è nel segno di un ritorno alle origini, al fascismo gaudente di Fiume, che per un certo periodo tollerò pure i matrimoni fra gay. E’ l’ultimo rimasuglio delle ideologie del ‘900. Alla fine ciò che rimane di ogni estremismo politico è un radicalismo libertario (e libertino) di massa. Ecco svelato il paradosso di Genova: la terza carica dello Stato partecipa a una festa del principale partito dell’opposizione, se ne infischia del suo ruolo super-partes ed è applaudito e osannato dalla platea. Paradossi di un presidente della Camera che, in altre parole, si schiera pubblicamente con una parte del Parlamento che comprende l’intera sinistra. Ai residuati della cultura pro-choice – centralista e autoritaria – la Lega oppone una visione "pro-life", federalista e liberale, che garantisce il rispetto della vita, considerata come intangibile dallo Stato e dai giudici, che non possono reclamare alcun tipo di potestà né sulla proprietà né, tantomeno, sull’esistenza.Nel centrodestra, a parte qualche sporadico retaggio nostalgico, prevale questa visione. Fini, al contrario, sa di piacere agli avversari perché sulla laicità e sull’immigrazione parla con un linguaggio a loro più famigliare e che deriva dallo stesso sostrato totalitario. Per noi, diversamente, la vita è sacra ed è un bene indisponibile. Per questo il testo uscito dal Senato sul testamento biologico è equilibrato, dettato dal buon senso e dal rispetto per la vita umana.  Le disposizioni in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari licenziate da palazzo Madama impongono un secco "no" alla sospensione di alimentazione e di idratazione artificiali, prevedono che la dichiarazione anticipata di trattamento non sia obbligatoria e comunque non vincolante e impongono a questa un limite di validità fissato a 3 anni. Da parte loro le Regioni dovranno assicurare l’assistenza domiciliare ai soggetti in stato vegetativo permanente. Il mio auspicio è che, in vista della ripresa dei lavori parlamentari, sul tema si evitino le contrapposizioni ideologiche. La vita non è né rossa né nera. Pensiamo a curare i pazienti, invece di elaborare strategie per accelerarne la morte. Il rischio è la caduta in forme di eutanasia mascherate. Massimo Polledri

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