La maggioranza degli italiani (50,3 per cento) non si fa mai mancare in vacanza la degustazione delle specialità enogastronomiche locali sulle quali è però in agguato il rischio "tarocco" con i menù acchiappaturisti e i falsi souvenir di prodotti tipici che si moltiplicano lungo tutta la penisola. E’ quanto è emerso all’incontro su "Le vacanze nel piatto" organizzato dalla Coldiretti e dal Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari per affrontare i pericoli che incombono sul piacere più ambito in vacanza dagli italiani, che nel tempo libero sono più facilmente disponibili a rinunciare a shopping, visite culturali, gioco, sport, avventura e la ricerca di nuove amicizie piuttosto che alla buona tavola, sulla base di una Indagine Swg/Confesercenti. Nel corso dell’incontro sono stati "serviti" sul piatto alcuni esempi più aberranti delle ricette falsificate nei luoghi turistici, ma è stata allestita dalla Coldiretti anche una mostra dei souvenir autentici insieme ai consigli per riconoscerli dalle etichette. Durante le ferie quasi tre italiani su quattro (74 per cento) colgono l’occasione per mangiare fuori, alla ricerca nella maggioranza dei casi (64 per cento) delle abitudini e delle usanze alimentari del luogo. Il pericolo frodi riguarda anche il souvenir enogastronomico del luogo di vacanza che è il preferito dai trentasette milioni di turisti italiani per portarsi a casa un ricordo "appetitoso" come extravergini, formaggi, salumi e conserve per una spesa stimata dalla Coldiretti in oltre un miliardo di euro in prodotti garantiti da marchi comunitari. Una scelta molto ampia in un paese che può contare sulla leadership europea nella produzione biologica e nell’offerta di prodotti tipici con ben 180 denominazioni di origine riconosciute a livello comunitario e 4396 specialita’ tradizionali censite dalle regioni, mentre sono 477 i vini a denominazione di origine controllata (Doc), controllata e garantita (Docg) e a indicazione geografica tipica (316 vini Doc, 41 Docg e 120 Igt). Per non cadere negli inganni e nelle frodi, per primo occorre cercare sulle confezioni il caratteristico logo (DOP/IGP). Bisogna però anche intensificare i controlli per il rispetto delle norme esistenti come nel caso dell’etichettatura della frutta e verdura per evitare di acquistare le pere argentine ammantate di tricolore, l’uva da tavola coltivata all’ombra dei trulli sudafricani o ciliegie italiane provenienti in realtà dalla Spagna, paese da cui vengono "rinazionalizzate" anche albicocche, arance, limoni "Amalfi" e pesche. In questa fase stagionale, con un aumento delle importazioni di frutta del 22 per cento nel primo trimestre, è necessario verificare sui banconi dell’ortofrutta per il rispetto del decreto legislativo 306/02 che definisce le sanzioni per chi non rispetta l’obbligo di indicare in etichetta le informazioni relative all’origine, alla categoria, alla varietà, nonché al prezzo della frutta e verdura messe in vendita sia nel caso di prodotti confezionati che in quelli venduti sfusi, per i quali possono essere utilizzati appositi cartelli o lavagnette.