Chiede alla Regione di non consentire la somministrazione della RU486 negli ospedali emiliano-romagnoli Luigi Francesconi, anche se, per ammissione dello stesso, "Sono poche le speranze di essere ascoltato sia per l’impostazione abortista dell’Amministrazione Regionale, sia per l’appartenenza dell’Assessore alla Salute Giovanni Bissoni al Consiglio di Amministrazione dell’AIFA", l’organo che, la scorsa settimana, ha autorizzato la distribuzione della pillola abortiva.La decisione, frutto di un pronunciamento della Commissione Tecnico Scientifica dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), è il passaggio finale di un lungo processo di verifica sulle proprietà della RU486 e sui possibili effetti collaterali che il suo comporta ed ha comportato anche in alcuni Stai esteri dove il suo uso è consentito e dove si sono verificati casi di emorragie ed anche decessi. Fatte le debite analisi, anche sulla scorta dei risultati verificatisi nelle Regioni dove la pillola è stata sperimentata, l’AIFA ha ritenuto di permetterne la commercializzazione, inserendo, però, due importanti varianti rispetto agli altri Paesi dove ciò già avviene: la somministrazione deve avvenire in ospedale, al fine di ridurre i rischi di effetti collaterali, e deve avvenire entro sette settimane dal concepimento."Non c’è dubbio – fa sapere Francesconi – che questa decisione va nel senso di favorire la pratica dell’aborto e di sminuire ulteriormente l’importanza che ha la scelta di farvi ricorso.""Il problema – prosegue – non è solo morale ma anche sanitario: anche se l’obbligo di somministrazione nelle strutture ospedaliere riduce i rischi per la salute, essi tuttavia permangono e non vanno ignorati o sottovalutati.Ritengo poi che la decisione sia un tradimento dello spirito della Legge 194 che consente l’aborto, ma cerca di limitarlo il più possibile, sottintendendo sempre l’impegno a difendere la vita: qui invece si banalizzano la vita e la possibilità di interromperla semplicemente prendendo una pastiglia." "A fronte di queste considerazioni, delle nuove scoperte scientifiche e della maggior consapevolezza della necessità di difendere la vita che sta venendo avanti da dopo la bocciatura del referendum sugli embrioni nel 2005, – conclude Francesconi – invito la nostra Regione a rivedere la propria impostazione permissivista, certamente ideologica, ma non più al passo coi tempi ed agire per rafforzare l’informazione circa la dissuasione della pratica abortiva, soprattutto se praticata in modo chimico, presso i Consultori, le scuole ed i centri sanitari e di bloccare la somministrazione della RU486 nei nostri ospedali, anche se ciò già avviene in deroga alle disposizioni ministeriali già da alcuni anni."