Il sindaco Reggi critico sul decreto di sicurezza del Governo

"Il decreto attuativo sulle disposizioni in materia di sicurezza pubblica, riguardante le cosiddette ronde, non fa che confermare quanto denunciamo da tempo: questo provvedimento non offre un’opportunità effettiva ai Comuni, ma è il risultato di una politica degli annunci che comporta oneri per gli enti locali, senza fornire le risorse e i mezzi necessari per rendere operative, nel rispetto della legge, le associazioni di osservatori volontari". Così il sindaco Roberto Reggi commenta il decreto attuativo dal Governo, di prossima emanazione, sull’impiego delle cosiddette "ronde", alla vigilia della Conferenza Stato-Città di domani, 30 luglio, che prenderà in esame il documento. "Analizzando i singoli articoli – prosegue il primo cittadino di Piacenza – emergono diversi punti poco chiari e numerose contraddizioni in merito al rapporto tra costi, impegno burocratico e benefici che deriverebbero per i territori dall’attuazione del provvedimento". "Innanzitutto – fa notare Reggi – il decreto prevede che le domande di iscrizione delle associazioni, corredate della documentazione necessaria e destinate a confluire in un apposito Albo provinciale presso la Prefettura, vengano raccolte dal sindaco, con tutte le responsabilità di verifica che ne conseguono, senza chiarire se queste spettino al Comune o alla Prefettura stessa. Inoltre, ed è uno degli aspetti più gravosi, al sindaco compete l’organizzazione dei corsi di formazione obbligatori per gli osservatori volontari, ma anche in questo caso non si precisa, sebbene sia facilmente deducibile, a carico di chi siano le risorse economiche e umane necessarie". "Il decreto – aggiunge Reggi – stabilisce che l’impiego delle associazioni in questione debba essere coordinato con le Forze di Polizia Municipale del Comune interessato, per le quali si profila dunque un carico aggiuntivo di lavoro per la gestione delle segnalazioni. Inoltre, le comunicazioni dei volontari devono essere trasmesse unicamente con apparecchi di telefonia mobile o radio-ricetrasmittenti omologati, identificati dal responsabile della Polizia Municipale competente. Di qui l’annosa domanda: chi sostiene i costi per questi mezzi? Non solo: poiché le segnalazioni possono essere inoltrate sia ai Vigili urbani, sia alle Forze di Polizia di Stato, è evidente la confusione di ruoli e competenze, che già saltava agli occhi per la registrazione delle associazioni, chiamando in causa contemporaneamente la Prefettura e il Comune, senza individuare con precisione un’unica autorità di riferimento". Il primo cittadino di Piacenza, approfondendo i singoli elementi del decreto attuativo, rileva poi come i sindaci siano tenuti, in base all’articolo 3, "a stipulare convenzioni con le associazioni iscritte nell’elenco, ancora una volta senza specificare la ripartizione dei costi. Infine, appare fumoso e facilmente soggetto a fraintendimenti l’elenco dei requisiti fisici e attitudinali richiesti agli osservatori volontari e esplicitati dall’articolo 4: a chi spetta il compito delle verifiche? Ci si potrà affidare a uno strumento di autocertificazione o occorreranno certificati emessi dall’Azienda sanitaria locale, con conseguenti oneri per la sanità pubblica?"."Se questo decreto fosse una reale opportunità per i Comuni italiani – conclude Reggi – tutte le domande che ci poniamo troverebbero risposta nel documento, ma così non è. Al contrario, si determinano obblighi e costi aggiuntivi per le Amministrazioni locali, che per potersi avvalere di questo strumento, sarebbero costrette a distogliere risorse essenziali da altri settori. Senza dimenticare che il Governo, anziché introdurre iniziative onerose e di fatto inapplicabili, che non rispondono ai reali problemi dei cittadini, dovrebbe aumentare il sostegno finanziario alle Forze di Polizia, che versano in condizioni di reale disagio e difficoltà".

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