BOLOGNA,"Se si va avanti così il terreno libero diventerà quello da proteggere" ha ironizzato Luigi Francesconi (PdL) in merito al Programma per il sistema Regionale delle Aree Protette approvato nei giorni scorsi dall’Assemblea Legislativa."Sono in arrivo – ha spiegato l’azzurro – due nuovi parchi, tre riserve, dodici "Paesaggi naturali protetti" e settantadue "Aree di riequilibrio ecologico" che si andranno ad aggiungere a quelli già esistenti ed ai "corridoi ecologici" che li collegheranno tra loro in una vera e propria rete. Nasceranno anche due parchi interregionali, lungo l’alveo del Po ed il crinale appenninico, che comporteranno ingenti costi, nuovi vincoli burocratici, ma anche tante nuove poltrone per amici e conoscenti dell’Amministrazione Regionale. Più di tutte le altre zone protette previste, questi rischiano di mummificare due aree che debbono potersi sviluppare liberamente, l’area di crinale per avere una possibilità di rilancio, il lungo Po, invece, per non vedere compromessa la presenza di industrie, infrastrutture ed impianti di produzione energetica.""Ma il meno terreno libero non sarà l’unica eredità del Programma – ha proseguito – vi saranno anche nuove foreste di pianura a discapito del terreno coltivabile, limiti sui prelievi d’acqua malgrado l’uso massiccio che ne vien fatto in agricoltura, nuovo personale di vigilanza di cui bisognerà pagare lo stipendio e le multe che comminerà, obblighi da seguire per le attività turistiche che dovranno avere standard ecocompatibili, e nuove certificazioni ambientali costose e senza immediato ritorno."Francesconi, tra l’altro, ha sottolineato alcuni "ripensamenti" della politica regionale in merito a due settori connessi all’ambiente, agricoltura e caccia."Noto – ha riferito – che dopo decenni di scelte condotte a discapito degli agricoltori oggi anche la Regione ha capito, come noi dicevamo da tempo, che essa è una risorsa: si parla di scelte partecipate e coinvolgimento degli agricoltori, e ciò è bene, ma essi dovevano essere coinvolti prima per chiedere loro se erano d’accordo o meno con la costituzione dei parchi e condividerne le regole di gestione. Qualsiasi tentativo di condivisione oggi è tardivo ed appare come una forzatura populistica.Anche sulla caccia si indica come prioritario il contenimento delle specie invasive e la riduzione di quelle in sopranumero: ciò è quello che da anni chiedevano i cacciatori, si spera che la Regione nella pianificazione venatoria futura ne tenga conto e agisca di conseguenza, soprattutto per eliminare gli animali infestanti (nutri, colombi, ecc.) e limitare quelli che arrecano danni a persone e cose (cinghiali, caprioli, ecc.)."Concludendo Francesconi ha ricordato la situazione di Piacenza dove sta per essere creato sul basso Trebbia il primo parco regionale: "Auspico un interesse vero da parte della regione nel rispettare chi vive e lavora in quella zona, senza imporre diktat, ma offrendo concreti aiuti economici per compensare i disagi che vi saranno".Sulla questione economica Francesconi si è detto pessimista facendo notare come la Regione, a fronte dei grandi investimenti sbandierati, destini alle aree naturali nuove e vecchie solo 11 milioni di euro, "una vera inezia".