Dal Brennero fino al Porto di Ravenna continuano i presidi di Coldiretti alle frontiere. Dopo il presidio in Regione, stamattina gli agricoltori emiliano romagnoli hanno occupato anche il porto di Ravenna.Conquistato il valico del Brennero, un nuovo blitz ha portato gli imprenditori agricoli dell’Emilia Romagna al porto di Ravenna, un altro dei santuari dell’import di prodotti agroalimentari in Italia. Stamattina duemila produttori agricoli di cui duecento piacentini, hanno occupato la darsena del principale porto italiano per il transito di prodotti agricoli e alimentari esteri. I dirigenti di Coldiretti tra cui il vice presidente di Coldiretti Piacenza Giovanni Manfredi e il direttore Giovanni Roncalli, guidati dal presidente Tonello hanno incontrato l’Autorità portuale e l’Agenzia delle Dogane. Agli interlocutori Coldiretti ha presentato il documento in cui sono indicate le proposte per difendere il made in Italy, dai campi fino allo scaffale dei supermercati, attraverso l’etichettatura obbligatoria dell’origine dei prodotti agricoli utilizzati negli alimenti.Sapere cosa arriva e dove va a finire – commenta Coldiretti – è un fattore importante per riuscire a ridare trasparenza a ciò che mangiamo, evitando che prodotto indistinto, importato dall’estero finisca con il trasformarsi in prodotto italiano.Il porto di Ravenna è il principale per l’ importazione di prodotti agricoli e alimentari, in prevalenza cereali e granaglie che si disperdono su tutto il territorio italiano perdendo ogni traccia della loro origine, diventando prodotti italiano.Un finto made in Italy, a tutti gli effetti, – commenta Coldiretti – che fa una concorrenza sleale ai prodotti di ben altra qualità realizzati in modo genuino attraverso una filiera tutta italiana.Nel documento consegnato da Coldiretti alle autorità si chiede di rendere finalmente obbligatoria l’indicazione dell’origine territoriale del grano tenero e duro, di effettuare le analisi delle caratteristiche qualitative e sanitarie delle produzioni importate; di pubblicare i dati sulle aziende che importano prodotti dall’estero, al fine di garantire la tracciabilità delle produzioni; di revisionare l’attività borsistica delle Camere di Commercio e di dotarsi infine di un sistema di stoccaggio differenziato per lotti omogenei di produzione che valorizzi la qualità degli alimenti veramente italiani.DOPO I VALICHI E I PORTI TOCCA ALLA GRANDE DISTRIBUZIONEI trattori di Coldiretti lasciano i campi e dopo aver occupato il porto di Ravenna, "conquistano" uno dei maggiori centri commerciali dell’Emilia Romagna in difesa del made in ItalyOccupato il Valico del Brennero, effettuato il blitz nella sede della Regione e presidiato il Porto di Ravenna, duemila produttori dell’Emilia Romagna, di cui duecento piacentini, in sintonia con i loro colleghi che da tre giorni, presidiano il valico del Brennero, proseguono la mobilitazione a difesa dei primati qualitativi della nostra agricoltura per sapere "cosa arriva in Italia e dove va a finire" e domani 23 luglio si recheranno al Centro Commerciale Le Maioliche di Faenza, uno dei più grandi dell’Emilia Romagna, collocato proprio a ridosso dell’A14 per difendere il made in Italy dalle tante importazioni alimentari che finiscono negli scaffali della grande distribuzione, magari spacciate per italiane.I manifestanti inviteranno i cittadini a consumare italiano e soprattutto cibo del territorio a Km 0, in particolare pesche e nettarine, le regine Igp della produzione emiliano romagnola, che proprio in questo periodo si trovano al centro di un crollo dei prezzi alla produzione, ma non al consumo.Nel frattempo altri 1000 produttori di Parma e Bologna daranno il cambio ai loro colleghi emiliano romagnoli, tra cui i piacentini, che oggi hanno presidiato il Brennero insieme agli altri provenienti da tutta Italia.