Robert De Longe come Michelangelo Buonarroti

Quello che potrebbe sembrare un paragone eccessivo ed azzardato, ha invece un fondamento logico e concreto. Proprio come il celebre maestro toscano – nato a Caprese nel 1475 e morto a Roma nel 1564 – anche il De Longe, detto "Il Fiammingo", fu infatti vittima nel corso della sua lunga carriera artistica della censura clericale di stampo moralista.Quello di Michelangelo è sicuramente l’episodio più noto ed eclatante nel panorama artistico mondiale. Il grande affresco che raffigura il "Giudizio Universale" – realizzato tra il 1534 ed il 1541 sulla parete di fondo della Cappella Sistina, su commissione di papa Clemente VII a cui succedette,  dopo la sua morte, papa Paolo III Farnese, colui che nel 1545 istituì il Ducato di Piacenza e Parma –  fu infatti considerato "uno sfregio alla fede" dalla Chiesa della Controriforma. Per la Curia romana, spinta anche dalle nuove e rigide indicazioni uscite dal Concilio di Trento, le nudità dei santi e degli angeli disegnati da Michelangelo attorno alla figura di Cristo, ma anche la scandalosa posizione di Santa Caterina d’Alessandria, prona con alle spalle San Biagio, avevano un significato chiaramente blasfemo. Proprio per questo, per ordine di papa Pio IV, le nudità angeliche del "Giudizio Universale" caddero vittima della censura, una censura affidata alla mano del pittore Davide da Volterra che fu incaricato di "vestire" angeli e santi con panneggi e braghette. Un intervento correttivo, eseguito dopo la morte di Michelangelo, che valse a Davide da Volterra l’appellativo di "Braghetto" o "Braghettone". Il suo, tuttavia, non fu l’unico intervento correttivo eseguito sul capolavoro michelangiolesco. Oltre a Davide da Volterra, infatti, altri artisti dovettero mettersi all’opera per infilare le braghette – o, se preferite, le mutande – agli angioletti del "Giudizio Universale" (sono circa quaranta le figure angeliche rivestite, a più riprese nel corso degli anni, con tempera e pennello).A tre secoli di distanza dall’intervento correttivo del Braghettone, la censura clericale si abbatté su un’opera del pittore fiammingo – ma piacentino d’adozione – Robert De Longe. Si tratta de "La Beata Vergine Assunta", grande olio su tela (cm. 340 x 200) che impreziosisce la chiesa di San Lorenzo Martire di Gazzola. L’opera – che nel 2007 fu oggetto di un importante intervento di restauro interamente finanziato dalla Banca di Piacenza ed eseguito dalla restauratrice Arianna Rastelli – venne dipinta dal De Longe verso la fine del XVII secolo. La tela – originariamente collocata nella chiesa piacentina delle Monache di Santa Maria della Pace e trasferita, dopo la soppressione dell’ordine religioso con leggi napoleoniche, prima a Lisignano e poi a Gazzola – raffigura la Vergine in abito rosso e manto blu mentre viene trasportata in cielo su una nuvola da un gruppo di puttini, tutti ovviamente nudi. Un’oscenità – chissà poi perché dato che tutti veniamo alla luce senza veli e tutti, come sosteneva giustamente Michelangelo, siamo uguali di fronte a Cristo – cancellata nel XIX secolo. "In effetti – precisa la restauratrice Arianna Rastelli – si tratta di ridipinture ottocentesche dato che in origine, proprio come gli angeli disegnati da Michelangelo nel "Giudizio Universale", anche i putti del De Longe erano nudi. Sono stati vestiti, però, solo i tre puttini che si trovano nella parte bassa del dipinto, cioè quelli rivolti frontalmente verso l’osservatore, mentre sono rimaste senza veli due figure che mostrano ancora la parte posteriore. Durante il restauro, in accordo con il dottor Davide Gasparotto della Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di Parma e Piacenza che ha diretto l’intervento, si è deciso di mantenere questi panneggi ormai storicizzati".Nato a Bruxelles nel 1645, Robert De Longe si formò artisticamente prima nella sua città natale e poi a Roma dove conobbe Agostino Bonisoli che seguì nella sua bottega a Cremona. Nel 1685, su invito del vescovo di Piacenza, Giorgio Barni, Il Fiammingo si trasferì nella nostra città dove operò fino alla sua morte avvenuta nel 1709. La tela del De Longe restaurata grazie all’intervento della Banca di Piacenza è ubicata in controfacciata della chiesa di San Lorenzo Martire di Gazzola, tempio sacro edificato tra il 1914 ed il 1916 su progetto dell’architetto Guidotti.

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