C’è una sorta di relativismo morale nei "commenti ai commenti" del Vescovo Ambrosio sul "decreto sicurezza" che censurano le critiche rivolte al prelato come irrispettoso sconfinamento laicista nella missione pastorale e per contro considerano un dogma le riflessioni del Rappresentante della Chiesa Cattolica sulla società.A noi sembra che l’esercizio della critica, anche se fatta per paradossi o con ingenuità, sia sempre legittimo per chiunque, e che chiunque meriti una risposta sul terreno che sceglie di agire.Il Vescovo Ambrosio ha avanzato giudizi da politico filogovernativo e di conseguenza politici contrari a quelle posizioni gli hanno risposto che sbagliava.Da laici razionalisti e materialisti non ci permettiamo di disquisire sulla correttezza e bontà teologica delle affermazioni del Vescovo (a quelle si contrappongono autorevoli voci levatesi all’interno della Chiesa che ne hanno rimarcato il carattere inclusivo ed universale rispetto quello esclusivo-discriminatorio) Gli facciamo però notare che Egli commette un errore grave quando assimila la condizione di clandestinità di un migrante a quella automatica di delinquente o comunque di individuo predisposto all’atto criminoso.Queste sono argomentazioni banali che trovano spazio in un mercato della politica che guarda più alla pancia che al cuore ed alla testa del nostro popolo; sono ragionamenti dissimulatori che puntano ad interpretare il diffuso disagio sociale prodotto dalla crisi capitalistica (economica e di valori) anziché a rappresentarne positive strategia di uscita.Insomma la campagna leghista e della destra sulla sicurezza e gli immigrati ha una finalità strumentale che se comprensibile (ma non condivisibile) come escamotage per conquistare facili consensi , non è invece altrettanto accettabile da un interlocutore colto, sensibile, di parte forse, ma libero per ruolo da interessi di tipo elettoralistico.Tutti gli indicatori (Ministro degli Interni, amministrazione della Polizia Penitenziaria ecc.) ci dicono che il tasso di criminogenità nella popolazione migrante "regolare" o regolarizzata è inferiore a quello nostro (gli italiani di nascita rubano, truffano, violentano, picchiano più dei cittadini di altre nazionalità presenti nel nostro paese) quindi non esiste il dato "razziale" o meglio etnico secondo cui gli "stranieri" sono peggiori di noi e "naturalmente" portati a delinquere.Per quanto concerne i cosiddetti "clandestini", cioè non in possesso del regolamentare permesso di soggiorno, occorre osservare come moltissimi lo diventino non perché arrivano a bordo dei barconi della morte o nei doppi fondi dei Tir, ma a causa di una legge, la Bossi-Fini, che una volta perso il lavoro o la residenza fa decadere i diritti di permanenza.Le fabbriche che chiudono, i licenziamenti, la precarietà sono produttori di clandestinità!Non possiamo esimerci da una considerazione sull’immoralità di un ordinamento giudiziario che collega le garanzie civili di base allo sfruttamento del lavoro, al principio che subordina il diritto di cittadinanza alla produzione di profitto per un imprenditore poiché questo è in realtà il paradigma neanche troppo velato della schiavitù. E siamo nel terzo millennio in Italia!Detto questo noi non pensiamo che la delinquenza sia l’inevitabile riflesso pavloviano di chi è emarginato, non giustifichiamo in alcun modo la violenza e il crimine.Riteniamo però che le priorità in termini di sicurezza siano realisticamente altre, ma che essendo "scomode" per il sistema vengono sottaciute, rese invisibili.Se ci basiamo un po’ brutalmente sul numero dei morti all’anno in termini di incidenti stradali (circa 3.000) e sul lavoro (circa 1.000) restiamo in attesa di analoghi decreti con ronde di contorno contro le aziende automobilistiche che fanno motori potentissimi, contro le amministrazioni pubbliche che costruiscono strade drittissime e velocissime, contro gli imprenditori corruttori che non rispettano le norme della sicurezza sul lavoro.Altrettanto chiediamo fermezza e "tolleranza zero" contro i mariti/padri/fidanzati/fratelli che violentano e assassinano donne entro le mura domestiche.Un’ultima questione: come si è capito non abbiamo condiviso per nulla le cose dette dal Vescovo, ma non Lo vogliamo altrove se non qui per fare quello in cui crede, non ci piacciono i "ponti aerei" che deportano i migranti e nemmeno quelli che dovrebbero allontanare chi non la pensa come noi, anche questo come la clandestinità per noi non è un reato.Roberto MontanariSegretario prov.le di Rifondazione Comunista