Energia dal nucleare: la posizione di Confapi Piacenza

Nell’agenda politica italiana si è tornati ad affrontare un argomento fondamentale per il sistema produttivo del Nostro Paese: l’energia, nucleare in particolare. L’ energia ed i suoi costi rappresentano una voce determinante per le PMI, visto che in Italia  chiunque produca o eroghi servizi deve far fronte a costi di partenza decisamente superiori, a quelli dei loro concorrenti di altri paesi europei. Confapi Piacenza intende dare un proprio contributo al dibattito apertosi nelle scorse settimane sui media locali, attraverso l’opinione dei propri tecnici, funzionari di Consorzio Nord-Ovest Energia e Confapi Energy, gli strumenti operativi a disposizione delle aziende del territorio piacentino."Sappiamo l’energia nucleare da fissione è la fonte che potrà avere lo stesso ruolo che il carbone ha avuto nel XVII° secolo: garantire nuovo impulso allo sviluppo economico e limitare l’effetto serra.- dichiara il Presidente di Confapi Piacenza Piermaria Mantelli- L’energia nucleare da fissione non è però un sostituto perfetto dei combustibili fossili, ma rappresenta invece l’unica alternativa credibile a sostituirne aliquote. E’ riuscita a conquistare una quota pari al 6,4% tra le fonti primarie e oltre il 16% nella produzione mondiale di elettricità, imponendosi come l’unica fonte energetica veramente alternativa e/o complementare. Se consideriamo complessivamente tutte le nuove energie rinnovabili (eolico, solare, sfruttamento delle maree ecc.) si ottiene un contributo inferiore all’1%. Il limite allo sviluppo di queste ultime non è solo nel loro costo, ma è intrinseco alla fonte stessa e alla tecnologia esistente. Valutando le varie fonti energetiche in base alla densità di energia ed alla densità di potenza, risulta che l’energia nucleare e le fonti fossili sono insuperabili, rispetto a tutte le altre fonti energetiche. Inoltre, il combustibile nucleare e i combustibili fossili possono essere trasportati facilmente, accumulati e utilizzati quando necessitano sia per produrre calore che elettricità. Se i consumi mondiali rimanessero ai livelli del 2005, le sole risorse convenzionali di uranio, con i reattori nucleari termici, potrebbero soddisfare la domanda per circa 276 anni, mentre con i reattori veloci, la stessa domanda potrebbe essere soddisfatta per 44.000 anni circa. La transizione ai reattori veloci è possibile e richiede meno sforzi in ricerca scientifica e tecnologica rispetto al passato".  "E’ quindi lo sviluppo industriale della tecnologia dei reattori veloci"- puntualizza il Consigliere delegato di Confapi Piacenza per l’Energia, l’ing. Primino Marcotti -" uno dei cardini per vincere la battaglia della sostenibilità energetica".Negli USA dal 1996 non è stata connessa alla rete elettrica nessuna nuova centrale nucleare; eppure la produzione di elettricità da fonte nucleare è passata dai 300 miliardi di kWh del 1980 ai 730 miliardi del 1999 ed ai 787,6 miliardi del 2006. Dal 1990 ad oggi la capacità produttiva è aumentata di 365 miliardi di kWh, che corrisponde all’energia prodotta da circa 26 reattori di grande taglia. La maggiore produttività ha permesso di migliorare sia le prestazioni economiche che la sicurezza ed affidabilità degli impianti.L’Ing. Marcotti ricorda però che rimane ancora da risolvere il problema scorie: "i residui radioattivi infatti, vengono oggi stoccati in depositi definiti sicuri, ma non definitivi e solo dando soluzione radicale a tale aspetto la sfida del nucleare può diventare veramente sostenibile nel lungo termine. Anche i Paesi che oggi non hanno centrali attive devono trattare grandi volumi di scorie. L’Italia, ad esempio, che ha spento le sue centrali 20 anni fa deve fare i conti con circa 55mila metri cubi di residui (l’equivalente di un palazzo di 60 piani) con diversi livelli di radioattività".E” però in atto una "rivoluzione culturale" – sottolinea ancora l’ing. Marcotti –  "i residui altamente radioattivi e le scorie prodotte dal combustibile utilizzato, possono venire viste o come rifiuti di cui disporre per sempre o come risorse da utilizzare. Infatti fisici ed ingegneri nucleari hanno da tempo immaginato reattori capaci di continuare ad utilizzare le scorie che producono: si tratta dei cosiddetti "reattori veloci" perché utilizzano neutroni veloci al posto di quelli rallentati come nei reattori attuali. Le sperimentazioni in corso sono promettenti e si prevede di arrivare alla loro applicazione in nuovi impianti commerciali entro 20 ÷30 anni. In tale esperienza in passato era coinvolta anche ENEL, che poi, per ovvie ragioni, è stata costretta ad abbandonare la ricerca".Concludendo, afferma il Presidente di Confapi Piacenza dott. Piermaria Mantelli : "per rilanciare l’energia nucleare in Italia è necessario attuare una politica che incentivi la cultura scientifica di massa, la quale si deve basare sul legame indissolubile tra il sistema scolastico, l’Università, il sistema dell’impresa, il sistema dei media ed il mercato dei consumatori. Solo formando un consumatore più consapevole e un elettore più informato, potremo costruire una strategia energetica basata su scelte razionali a vantaggio anche del sistema produttivo italiano, del quale le nostre PMI, rappresentano una componente fondamentale".

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