Riportiamo la lettera di Coldiretti:"Il comparto della zootecnia da latte sta attraversando, oramai da troppi mesi, uno dei momentipiù difficili degli ultimi anni, con prezzi alla produzione in continuo ribasso e le quotazioni deitrasformati che, dopo essere scesi al di sotto dei costi di produzione, non stanno ancora avendonessun segnale di ripresa.Poco conforta del resto sapere che questa difficile congiuntura cada in concomitanza con unacrisi economica mondiale, che certamente non sta favorendo i consumi, e ancora meno consolasapere quanto questa situazione sia generalizzata alla zootecnia di tutti gli altri Paesi europeidove, in alcuni casi, si stanno verificando scenari ancora più difficili.In questo contesto generale di grande difficoltà, alcuni recenti fatti legati all’ormai famoso"decreto quote latte", stanno sicuramente contribuendo a creare ulteriore disorientamento negliallevatori che da alcune settimane ricevono informazioni dai media "a senso unico". Del restosappiamo bene quanto la stampa sia troppo spesso attratta dall’interesse di vendere qualche copiain più, spesso a discapito della trasparenza e del diritto all’informazione.Allo scopo quindi di fornire agli allevatori un quadro complessivo della situazione, che eviti lefacili strumentalizzazioni e mettendo in trasparenza la realtà dei fatti, abbiamo ritenutoimportante ripercorrere in questa lettera i fatti salienti Coldiretti ha messo in campo percontribuire fattivamente alla stesura del tanto discusso provvedimento "quote latte".Come noto, le decisioni che l’Unione Europea ha assunto nel corso della revisione di mediotermine della Pac, hanno previsto di arrivare ad un progressivo smantellamento del regime diquote latte entro l’anno 2015, da realizzarsi attraverso il cosiddetto "atterraggio morbido", cioè ilgraduale aumento dei quantitativi di produzione assegnati ai singoli stati membri nella misuradell’1% all’anno.Nel corso della trattativa comunitaria l’Italia, facendo pesare l’annosa questione del deficit diproduzione che ci vede assegnatari di un quantitativo pari a poco più della metà del latte cheutilizziamo, ha ottenuto che, anziché ricevere un incremento dilazionato nei prossimi 5 annidell’1% annuo, tale quantitativo fosse assegnato tutto con decorrenza dalla prossima campagna2009/2010, sommandosi al quantitativo aggiuntivo ottenuto lo scorso anno del 2%.Nel concedere all’Italia tale deroga (unico stato membro), l’Unione Europea ha però preteso chetali quantitativi non comportassero alcun aumento del livello produttivo attuale e che fosseroutilizzati per coprire le eccedenze dei cosiddetti "splafonatori".Questo principio è stato condiviso da tutte le rappresentanze del mondo agricolo, con l’obiettivodi porre fine ad una vicenda che da oltre 25 anni il nostro Paese si sta trascinando e che i varigoverni succedutisi nel tempo non hanno mai saputo affrontare con la necessaria decisione,anche a causa di un sistema giudiziario che nel nostro Paese non brilla certamente per efficienza.La questione del resto, potrebbe anche sembrare poco rilevante e rimanere annoverata tra le tantesituazioni di "giustizia violata", alle quali assistiamo quasi quotidianamente, lasciando che levarie procedure facciano, con i tempi noti , il loro decorso; insomma il classico caso di: problemiloro!In realtà questa situazione ci riguarda molto più di quanto non sembri e coinvolge direttamentetutto il mondo agricolo perché nel frattempo, le varie multe che negli anni si sono accumulate,sono state pagate dall’intero sistema attraverso risorse che venivano direttamente trattenutedall’Unione Europea dai finanziamenti destinati a tutti i produttori agricoli.Ancora meno può, del resto, essere sottovalutato il grave danno che tutto il comparto zootecnicoha dovuto sopportare dal perdurare di questa situazione, soprattutto in termini di pocatrasparenza del mercato, che da anni viene "inquinato" da grandi quantitativi di latte in nero eirregolare prodotto e venduto sotto prezzo.La nostra Organizzazione ha da sempre fortemente contrastato in tutti i modi possibili questofenomeno di illegalità, arrivando a denunciare le devianze di una magistratura troppo spessoingiustamente garantista e più attenta ai cavilli burocratici che non al rispetto delle regole, fino aspronare gli organismi regionali pagatori ad attuare il blocco dei contributi e, in fine, a costituirsiin prima persona promuovendo direttamente azioni giudiziarie.Con queste brevi premesse, utili a riportare l’attenzione sul contesto generale in cui devenecessariamente essere inquadrato il "decreto quote latte", abbiamo ritenuto corretto aprire unconfronto serio in Parlamento per definire un provvedimento che risolvesse il problema del lattefuori quota.Con serietà e pragmatismo, abbiamo voluto gestire una situazione che è stata imposta all’Italiadall’Unione Europea e, per questo motivo, abbiamo ritenuto "poco serio" lavorare nelle sediparlamentari e in Europa per ottenere le modifiche che avevamo richiesto e contemporaneamentealimentare sul territorio un clima che strumentalizzava i produttori per finalità che poco hanno ache vedere con i problemi delle stalle, consapevoli che senza questo provvedimento, sicontinuerebbero a prelevare risorse dalle tasche di tutti gli agricoltori per pagare all’UnioneEuropea le multe generate proprio dagli splafonatori.L’iter parlamentare, come ci aspettavamo, ha già notevolmente migliorato il testo iniziale deldecreto, frutto del buon lavoro in Aula del Senato, dove sono stati confermati i vari emendamentiche abbiamo presentato.Tra gli emendamenti apportati c’è quello di dare delle posizioni prioritarie, nella ripartizionedelle nuove quote, agli affittuari; così come è stata accolta l’istanza di eliminare il 5% qualesoglia per l’assegnazione e l’estensione tra i beneficiari anche delle aziende ubicate in zone dimontagna. Viene anche incrementata la dotazione iniziale del fondo da destinare a chi si èindebitato per acquistare le quote a 35 milioni di euro e si individua una più chiarapenalizzazione di chi, in questi anni, non ha rispettato le regole, compreso l’obbligo di rinunciaai contenziosi. Sono anche state trovate soluzioni ai problemi degli allevatori titolari di quota Be la previsione di ulteriori norme a garanzia del pagamento della prima rata.Come abbiamo fatto in queste settimane continueremo a lavorare in un confronto serio inParlamento per apportare alla Camera ulteriori miglioramenti ad un decreto che sicuramente nonci piaceva, perché avremmo voluto vedere guarita questa "piaga" anni fa, ma che si è resonecessario per chiudere definitivamente una vicenda corresponsabile di tanti problemi dellazootecnia da latte.Del resto sappiamo bene che il comparto del latte è nelle mani di pochi soggetti che da sempresono interessati a comperare il nostro prodotto senza pagarlo. Quegli stessi soggetti estraneiall’agricoltura, alimentati da interessi economici e forse anche politici, che non hanno nessunaintenzione di riportare in trasparenza questa situazione e che agiscono per mandare tutto all’ariae far sì che le persone oneste continuino a pagare per quelle disoneste.A distanza di tempo i risultati ci hanno dato ragione e anche chi inizialmente auspicaval’abrogazione totale del decreto, ha poi capito che il rifiuto del provvedimento avrebbecomportato il perdurare di una situazione insostenibile e creato danni ancora maggiori.Le altre organizzazioni hanno rivisto le proprie posizioni iniziali e, sgonfiatisi gli echi di unaprotesta dettata forse dalla voglia di recuperare la scena persa altrove, si sono rese conto dellanecessità che il lavoro vero dovesse essere fatto per costruire e non per demolire, condividendogli emendamenti presentati per definire una norma che potesse davvero andare a beneficio di chiha sempre rispettato le regole.Coldiretti vuole essere un’Organizzazione che intende governare i processi, senza prestarsi adessere strumento di interessi altrui, impegnandosi in trasparenza per i risultati e, quando ci sonole condizioni per ottenerli come in questo caso, lavora per farlo nelle sedi appropriate.Altri invece hanno metodi diversi, da una parte si ergono quali unici difensori della nostrazootecnia e contemporaneamente fanno accordi e costituiscono società con l’associazione chedifende proprio le posizioni dei "cobas" (COPAGRI), allo stesso modo si dichiarano favorevolialla valorizzazione del prodotto nazionale ma poi si appiattiscono sulle posizioni dei grandiindustriali del latte interessati a comperare il nostro prodotto senza pagarlo e che oggi si stannostrenuamente opponendo all’etichettatura obbligatoria per il latte e i suoi derivati.Coldiretti, in maniera coerente e trasparente, ma anche scomoda, si è posta l’obiettivo di superarela facile demagogia, nella consapevolezza che in Italia aiuteremo le nostre stalle solo se avremouna etichetta chiara e per questo stiamo lavorando, per ottenere una norma sull’etichettaturaobbligatoria proprio per l’enorme quantitativo di latte UHT di bassa qualità che importiamo aprezzi stracciati, così come da tempo stiamo cercando soluzioni per far fronte all’applicazionedella direttiva nitrati individuando soluzioni compatibili con le specifiche caratteristicheproduttive italiane.La vocazione della nostra Organizzazione è quella di lavorare interpretando sempre le esigenzedelle nostre imprese, senza mistificazioni o compromessi, assumendoci la responsabilità dellarappresentanza che abbiamo, anche quando sarebbe più comodo e sbrigativo buttare un po’ difumo negli occhi, perché crediamo nella crescita vera dei nostri Soci.In questa senso ci stiamo adoperando per avere un provvedimento serio che risolvadefinitivamente la questione e con questo spirito continueremo ad operare, nell’interesse deiproduttori e di tutte le imprese agricole, affinché stavolta sia davvero la volta buona.Il Direttore Giovanni Roncalli Il Presidente Luigi Bisi"