La pesantissima crisi che sta investendo l’economia mondiale è frutto di scelte sconsiderate di politica finanziaria attuata dalle Banche: con conseguenze che, partendo dagli USA, hanno investito tutto il pianeta.Sui decreti messi in campo dal Governo per fronteggiare la crisi la CNA, a livello nazionale, ha espresso forti riserve circa la loro efficacia, sia in merito all’immediata effettività dei provvedimenti varati, sia sulla quantità delle risorse finanziarie individuate per favorire l’offerta e stimolare la domanda privata e pubblica.Forte preoccupazione desta la scarsa liquidità messa a disposizione delle imprese, causata dalla stretta del credito operata dalle Banche, che stanno sottoponendo a revisione straordinaria gli affidamenti in essere e valutando con estrema prudenza la concessione di nuove linee di credito.La disponibilità dichiarata da diversi Istituti di Credito di stanziamenti straordinari, in particolare a favore delle piccole e medie imprese, alla prova dei fatti si rivela una mera operazione di immagine cui non corrisponde una reale agevolazione per le imprese in difficoltà.Anche a livello locale occorre superare la politica degli annunci e dei buoni propositi evitando una preoccupante frammentazione degli interventi. Occorre, ad avviso della CNA:· dar vita ad un comitato di crisi costituito dalle Istituzioni, dalle associazioni di categoria e dalle OO.SS., quale punto di riferimento "unico" nel quale fare convergere tutte le iniziative e le risorse per affrontare la crisi;· contrastare la logica che vede le aziende di grandi dimensioni scaricare sulle piccole imprese i costi finanziari che la crisi comporta (allungamento dei tempi di pagamento, etc), affermando invece la volontà di fare fronte comune nei confronti degli Istituti di credito con forme di garanzia reciproca; ciò anche al fine di evitare la distruzione di competenze e professionalità fondamentali per fronteggiare la crisi e indispensabili per la ripartenza di un ciclo positivo, e salvaguardando così il valore fondamentale della coesione sociale;· sollecitare con forza tutte le Amministrazioni pubbliche a cantierare in tempi brevi tutti i progetti finanziati ed a procedere sollecitamente al pagamento delle opere e dei servizi già forniti dalle imprese;· chiedere agli istituti di Credito lo stanziamento effettivo di risorse aggiuntive a condizioni agevolate per le aziende in difficoltà, valutando la effettiva validità/affidabilità dell’impresa anche in considerazione del suo operato in un periodo storico ragionevole;· prevedere da parte degli enti costituenti il comitato di crisi unitario, attraverso una convenzione con consorzi di garanzia (UNIFIDI), lo stanziamento di un fondo aggiuntivo per aumentare la parte garantita nei confronti degli Istituti di credito per dare liquidità alle imprese;· estendere le agevolazioni previste per i lavoratori in cassa integrazione anche ai lavoratori autonomi;· prevedere una corsia preferenziale agli interventi di sostegno per giovani imprenditori e imprese giovani.Fra le tante incertezze che segnano l’attuale fase economica un fatto é certo: l’artigianato e le PMI non hanno alcuna responsabilità per la situazione che si è creata e, anzi, sono state le uniche a continuare a credere nell’economia "reale" e, a costo di enormi sacrifici, a garantire sviluppo e occupazione.Salvaguardare questo patrimonio di capacità imprenditoriali, di competenze e professionalità deve essere l’impegno prioritario a tutti i livelli, delle Istituzioni e degli Istituti di Credito.Una scelta diversa condannerebbe il Paese a rinunciare al proprio futuro e produrrebbe effetti devastanti sul terreno della coesione sociale.