L’intervento di Gianluigi Boiardi sul PTCP nella seduta consiliare del 19 gennaio.Il Ptcp che oggi iniziamo ad esaminare è il risultato di un percorso lungo e impegnativo, iniziato il 5 Giugno del 2006, quando il Consiglio ha approvato gli indirizzi per la sua elaborazione. Un percorso lungo il quale le scelte che progressivamente abbiamo maturato, sono state oggetto di una discussione e di un confronto ampio ed articolato. Un confronto vero, svolto con serietà e senza diplomazie, che ha avuto il suo momento centrale nella conferenza di pianificazione aperta nel Dicembre del 2007 conclusa lo scorso 24 Giugno. Un confronto che ha contribuito in maniera decisiva al Piano che oggi presentiamo, arricchito e completato dai contributi e dalle osservazioni che in questi mesi abbiamo ricevuto dai Comuni, dalla Camera di Commercio, dalle Categorie Economiche e dai sindacati, dalle Associazioni. E che ci fa dire che il Piano che oggi presentiamo sia un buon Piano, che cerca di contribuire a orientare positivamente lo sviluppo del nostro territorio nei prossimi anni, a far compiere a Piacenza quel salto di qualità che ci è richiesto nella fase attuale per conservare e migliorare i risultati raggiunti negli anni recenti in termini di sviluppo economico e civile e di benessere per i nostri cittadini e le nostre imprese, con il contributo di tutti.Ci troviamo ad operare in un contesto non semplice, sottolineato anche dalle analisi del PTCP. Abbiamo davanti a noi un quadro dinamico e complesso, nel quale i processi di crescita e i successi sperimentati negli anni recenti si intrecciano da un lato con le criticità conseguenti all’incremento della pressione sulle risorse territoriali, infrastrutturali, ambientali e sociali e dall’altro lato con le difficoltà della crisi economica attuale. La crisi finanziaria globale che ha investito i mercati e le imprese, ha iniziato a produrre i suoi effetti recessivi sulle economie reali, ed è destinata ad incidere anche sulle prospettive del nostro territorio, delle nostre imprese, delle nostre famiglie. Questa crisi, non ancora del tutto delineata nelle sue dimensioni e nelle sue implicazioni, ma già così ampia da apparire la più estesa sperimentata a partire dal secondo dopoguerra, rappresenta un fondamentale mutamento di scenario col quale anche il PTCP deve confrontarsi e vuole confrontarsi. Se pensiamo oggi allo sviluppo non possiamo che osservare come i cosiddetti "fondamentali" dell’economia – la produzione di valore aggiunto, occupazione, investimenti, consumi, export – siano tutti condizionati negativamente dalla crisi internazionale. A Piacenza ci stiamo adoperando da tempo su questo versante, soprattutto nel campo del lavoro e delle crisi aziendali, con risultati positivi. Segno che il nostro territorio è in grado di reagire e di non subire passivamente anche le congiunture negative. Lo dico a ragion veduta perché l’economia piacentina – a differenza ad esempio dei sistemi locali fortemente internazionalizzati e ad elevata specializzazione settoriale nei comparti del made in Italy – presenta una struttura diversificata, con un notevole equilibrio ancora tra agricoltura, comparti manifatturieri, servizi e terziario, e che – proprio per queste caratteristiche – è e sarà capace di reggere meglio agli urti della recessione. Ovviamente, la condizione essenziale è che tutti facciano la propria parte.Del resto – se guardiamo proprio alla evoluzione strutturale astraendo da questa brutta congiuntura – appare a tutti evidente come negli ultimi 10-15 anni il sistema socio-economico piacentino si sia spostato su un sentiero di crescita più elevato. Seguendo certamente tendenze spontanee, ma indirizzato anche dalle politiche locali, il territorio della provincia di Piacenza è stato infatti protagonista di un processo di recupero e consolidamento delle proprie posizioni, che si è manifestato a diversi livelli: Demografico, con la popolazione che, invertendo un trend che durava ininterrotto dal dopoguerra, ha ripreso a crescere e a ringiovanirsi sulla spinta dell’immigrazione;Economico, con tassi di incremento della produzione e del valore aggiunto che negli anni recenti sopravanzano le medie nazionali e regionali;Occupazionale, con un tasso di disoccupazione che, partendo da livelli storicamente più elevati di quelli regionali (e più prossimo agli elevati valori nazionali), è sceso in questi anni in misura significativa, arrivando oggi ad essere col 2,2% il più basso in Regione;Insediativo, con la destinazione, proceduta a ritmi rilevanti, di quote crescenti del territorio ad uso antropico, specie con riferimento agli usi produttivi.Nell’ambito del dibattito – soprattutto a livello economico – sulle ragioni di questa crescita, si è anche posto l’accento sul fatto che buona parte di essa sia legata alla filiera logistica, che se a volte è stata oggetto di critica per gli effetti di forte consumo di territorio e di un’occupazione a bassa qualificazione professionale, dall’altra parte resta un fattore strategico di sviluppo del territorio. La logistica, ad alta specializzazione, con nuove prospettive e offerte occupazionali, può compensare le realtà industriali e imprenditoriali in crisi.Ci sono tanti dati che parlano di uno sviluppo positivo anche in altre direzioni, trainato da comparti che si sono contraddistinti per una notevole vitalità, sia all’interno dell’agricoltura che nell’industria e nei servizi, oltre che con riferimento al sistema di imprese che risulta generalmente orientato all’export.L’economia piacentina è cioè stata capace di raggiungere nuovi equilibri ad un più alto livello della sua posizione competitiva, attraverso l’emergere sì di nuove vocazioni come la logistica, ma anche grazie al rafforzamento delle sue specializzazioni storiche e del terziario, per cui abbiamo potuto osservare:- lo sviluppo ulteriore del settore metalmeccanico e della meccatronica – il rafforzamento della filiera agro-alimentare, sia sul versante delle produzioni agricole che sul versante dell’industria di trasformazione;- l’emergere del settore turistico, caratterizzato tra l’altro da un significativo flusso di presenze straniere;- una forte crescita delle attività di servizio per le imprese (informatica, ricerca, attività professionali, ecc.) nonché alla persona e per il tempo libero.A determinare le migliori prestazioni del sistema economico locale sono stati anche alcuni processi di rinnovamento dell’industria nel suo complesso e che hanno agito in senso generalmente "trasversale" rispetto ai singoli settori, E’ inoltre certamente cresciuta a Piacenza la capacità di fare innovazione, come testimoniano- le attività del LEAP (costituito presso il Politecnico per affrontare le tematiche del risparmio energetico e della riduzione degli impatti ambientali) e del MUSP (che opera nel campo della ricerca e del trasferimento tecnologico applicati alle Macchine Utensili ed ai Sistemi di Produzione), entrambi riconosciuti dalla Regione come laboratori appartenenti alla Rete Alta Tecnologia dell’Emilia-Romagna;- ma anche quelle dell’ITL, nel tentativo proprio di qualificare attraverso la ricerca, la consulenza e la formazione avanzata, il settore delicato e complesso della logistica.Per il futuro, anche per affrontare al meglio situazioni di crisi come quella che ci sta aspettando, dobbiamo mettere in campo ancora di più la capacità di innovare, e spostare la crescita dell’economia piacentina verso un’occupazione maggiormente qualificata e produzioni e servizi a maggior valore aggiunto.Il PTCP intende muoversi in questa direzione. Non pensiamo affatto che il Piano da solo possa decidere il nostro futuro. Pensiamo infatti che siamo tutti convinti che il successo di un territorio dipende non solo una adeguata pianificazione, ma da un insieme di altri fattori, quali: la capacità della politica e i valori che essa sa trasmettere, l’efficienza e l’efficacia delle amministrazioni pubbliche, il dinamismo dei diversi soggetti sociali ed economici, la qualità dei contesti relazionali. Ma siamo convinti che solo l’elaborazione e la condivisione di una visione di lungo periodo del sistema territoriale può definire il quadro delle coerenze nel quale orientare politiche, progetti, vincoli. Siamo convinti che sia possibile trovare una sintesi equilibrata tra le esigenze dello sviluppo e quelle dell’ambiente e dell’equità. E siamo convinti che questo PTCP dia un contributo importante in questa direzione. Proponendo un obiettivo ambizioso: l’obiettivo di fare della nostra provincia un territorio che si distingue nel panorama regionale e dell’intero sistema padano per la qualità che sa offrire ai cittadini e alle imprese, a chi vi risiede e a chi vi produce. In altri termini, a fare di Piacenza una eccellenza del vivere bene . Vogliamo darci questo orizzonte ambizioso, proponendo un disegno coerente con le specificità della nostra storia, capace di declinare e valorizzare le vocazioni e i tratti caratteristici che caratterizzano le diverse parti di un territorio variegato come il nostro. Il territorio dei grandi sistemi naturali, il Po e l’Appennino; il territorio dell’agricoltura di pianura e della ruralità, che fa parte del patrimonio genetico della nostra provincia, caratterizzandone il paesaggio e la matrice insediativa, con le corti, l’edilizia rurale minore, i filari che ancora segnano il paesaggio di parte delle nostre campagne, e che nello stesso tempo contribuisce in misura rilevante allo sviluppo dell’economia locale; il territorio dei paesaggi collinari, dei vigneti, dei castelli, dei borghi minori; il territorio del corridoio insediativo della pianura con gli assi infrastrutturali, i sistemi urbanizzati e gli ambiti periurbani, i grandi poli produttivi e logistici che ripropongono la peculiarità di Piacenza come luogo dei passaggi e dei transiti, per le persone e per le merci.Il PTCP che proponiamo parla di tutto questo, e lo fa non proponendo nuovi vincoli ma nuove opportunità, facendo uno sforzo di innovazione e di semplificazione rispetto alle normative vigenti. Faccio solo alcuni esempi, tra i tanti,I Poli di Sviluppo TerritorialeProponiamo cinque grandi poli di sviluppo produttivo di rilievo sovracomunale, che abbiamo localizzato tenendo conto delle infrastrutture e delle caratteristiche del territorio e dell’ambiente a Castel S. Giovanni, a Sarmato, a Piacenza, a Monticelli – Caorso, a Fiorenzuola – Cortemaggiore. Questi poli che, che dovranno catalizzare e promuovere lo sviluppo economico del nostro territorio, dovranno caratterizzarsi per standard ecologici e ambientali particolarmente elevati, in altri termini come Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate. La Viabilità Sappiamo quanto sia delicato questo tema. Abbiamo esigenza di risolvere le situazioni di criticità presenti nel nostro territorio. Ma dobbiamo tenere conto dell’impatto che le nuove strade creano sul territorio e sull’ambiente. Il PTCP propone poche scelte mirate, tese a risolvere i nodi fondamentali che rischiano di compromettere l’efficienza territoriale. E le scelte proposte sono sempre attente a riutilizzare riqualificandoli quando possibile i tracciati esistenti, e comunque a minimizzare l’impatto ambientale1) Una nuova Via Emilia, tra Piacenza e Alseno, che serva a raccordare le circonvallazioni esistenti e previste;2) Una nuova strada per la Valnure, da Ponte dell’Olio a Piacenza, che serve agli abitanti della vallata a raggiungere più in fretta la pianura e la città,e la riqualificazione del tratto a monte della strada essitente. 3) Il completamento della tangenziale di Piacenza sino a Rottofreno e sino alla A21 con un nuovo casello;4) La Cispadana, con un nuovo innesto sulla A21 in comune di S. Pietro;5) La conferma del nuovo ponte sul Po a Castelvetro con la nuova viabilità di raccordo con la A21 per la qualè sono in corso le procedure autorizzative.6) La Pedemontana, per migliorare i collegamenti intervallivi, ipotizzata recuperando in larga parte tracciati già esistenti.E infine la questione del nodo autostradale di Piacenza e della individuazione di un passante che alleggerisca il capoluogo dal traffico autostradale. Tema complesso, che non può essere affrontato con improvvisazioni o fughe in avanti. Il PTCP impegna la Provincia a individuare una soluzione realmente praticabile partendo con la promozione di un tavolo inter – istituzionale che coinvolga in primo luogo, oltre a Comune, Provincia e Camera di Commercio, le Regioni Emilia e Lombardia. Il primo passo lo abbiamo già fatto: infatti oggi stesso, assieme al Sindaco di Piacenza, e al Presidente della Camera di Commercio, ho scritto al Presidente della Regione Errani chiedendo alla Regione di attivarsi in questa direzione e di inserire un impegno preciso in tale senso all’interno dell’accordo di programma che ci apprestiamo a sottoscrivere per l’attuazione del Piano Territoriale Regionale. Intendiamo inoltre porre questo tema nell’ambito della discussione che sta per aprirsi sulla costruzione della quarta corsia della A1. Voglio però sottolineare che, fino a che non saranno individuate soluzioni che siano effettivamente praticabili, e per soluzioni praticabili intendo soluzioni per le quali è stato verificato almeno il consenso delle istituzioni, delle popolazioni, e dei soggetti gestori coinvolti, non è opportuno accantonare le idee che già ci sono e sulle quali il consenso istituzionale e popolare è assodato. Per questo il PTCP mantiene la previsione di un nuovo Ponte sul Po, da utilizzare come viabilità ordinaria, non autostradale, nel quadrante Est di Piacenza. Senza polemiche, ma per opportuna memoria, voglio ricordare che per l’aggiornamento della progettazione di quest’opera Provincia, Comune di Piacenza, Regione Emilia Romagna, Regione Lombardia, hanno sottoscritto un accordo che mette a disposizione di ANAS oltre 1.000.000 € per la progettazione definitiva. Progettazione che non è stata ancora avviata per esclusiva responsabilità di ANAS. Questa soluzione che, ripeto, è nata come previsione di viabilità ordinaria, per noi mantiene una sua validità, anche se ovviamente potrà essere rivista nel quadro di una revisione complessiva del nodo autostradale del capoluogo.Ma la mobilità non è solo viabilità. Il PTCP prevede lo sviluppo di tutte le possibili forme di mobilità alternativa. In particolare il PTCP individua:1. una rete ciclabile di rilievo provinciale2. le linee guida per il potenziamento del Trasporto Pubblico Locale secondo un disegno maggiormente rispondente alle esigenze attuali del territorio;3. le linee per la realizzazione di un servizio ferroviario di bacino e per la realizzazione del progetto "Piacenza città del Ferro" secondo l’idea promossa dal Piano Strategico.4. Un sistema di attracchi attrezzati distribuiti lungo il Po e un porto turistico a Caorso, per valorizzare la riconquista del grande fiume alla navigazione dopo che sarà rimosso lo sbarramento di Isola Serafini con la costruzione della nuova conca di navigazioneLa rete Ecologica e la Compensazione Ecologica PreventivaIl Piano non prevede limiti predeterminati ai comuni nelle proprie scelte di espansione. Il suolo è un bene prezioso che va usato con attenzione, senza tuttavia ostacolare i processi di crescita e sviluppo. Il Piano trova un equilibrio tra le due esigenze attraverso un approccio flessibile ed innovativo; individua la rete ecologica, cioè l’insieme delle aree che svolgono una funzione fondamentale nell’equilibrio ecologico del nostro territorio, e propone ai comuni la loro tutela. Nello stesso tempo prevede che gli interventi di espansione residenziale e produttiva più significativa, a titolo di compensazione preventiva dei loro impatti sul sistema ecologico, concorrano a costruire e potenziare le diverse componenti della reteLo snellimento dei procedimenti amministrativi in materia di attività produttiveIl PTCP, riconoscendo la necessità di agevolare i soggetti che concorrono allo sviluppo della nostra economia, prevede che Comuni e Provincia adottino specifiche iniziative per velocizzare i procedimenti amministrativi relativi alle imprese insediate nelle Aree Ecologicamente Attrezzate. E prevediamo su questa materia uno specifico impegno della Provincia a promuovere un accordo quadro tra Istituzioni Locali e categorie economiche.Si tratta solo di alcuni tra i tanti temi che il Piano affronta e che meritano di essere discussi a fondo. La mia convinzione è che il Piano potrà contribuire a quella riflessione strategica di alto profilo che ci occorre in questa fase per trovare le chiavi di uno sviluppo stabile, duraturo e di qualità.