"Certo che anche l’Emilia-Romagna risente e risentirà ancora nei prossimi mesi della brusca caduta di ordini e domanda sui mercati internazionali e, ancor più, del rischio del permanere di un blocco recessivo dell’economia italiana. Ma in questi anni l’economia produttiva regionale è diventata certamente più solida, più specializzata: non vi è quindi sostanzialmente una crisi di competitività ma di domanda. Non serve a molto quindi gridare per i segni "– " della congiuntura di questi ultimi trimestri e dei prossimi; soprattutto sarebbe un gravissimo errore per le imprese e per i territori tirare i remi in barca. Il problema vero è attraversare il tunnel di crisi senza vedere intaccato il valore e la qualità del nostro sistema produttivo e soprattutto come prepararsi all’economia ancor più impegnativa e globale che uscirà da questa crisi. La Regione punta ancor di più quindi a sostenere investimenti strutturali per l’innovazione, l’internazionalizzazione, la trasformazione energetica e per le piattaforme fondamentali dello sviluppo internazionale del sistema territoriale. Per questo e per non scaricare ingiustamente la crisi sull’occupazione occorre un vero Patto tra Istituzioni, imprese, banche, sindacati per una strategia e per comportamenti virtuosi per gli investimenti e per il lavoro. L’Emilia-Romagna può e deve proporsi di essere ancor più competitiva e innovativa." Così l’Assessore regionale alle Attività Produttive Duccio Campagnoli ha commentato il Rapporto 2008 sull’economia regionale realizzato da Regione ed Unioncamere, presentato oggi.E mentre arrivano i dati congiunturali che registrano il calo di ordine e produzioni degli ultimi trimestri, il Rapporto mostra che comunque l’Emilia-Romagna nel 2008 sarà l’unica a chiudere l’anno, tra la Regioni italiane, con un piccolo segno positivo ancora di crescita del PIL e quindi ad evitare la condizione tecnica di recessione. Un risultato che dà conto di una evoluzione di più lungo periodo.Il prodotto interno lordo dell’Emilia-Romagna negli ultimi tre anni (2005-2008) ha fatto registrare una crescita del 4,7%, ben al di sopra della media nazionale, ferma al 3,1% e delle altre regioni più industrializzate, come Lombardia, Veneto e Piemonte. Soprattutto le previsioni calcolate da Prometeia per il Rapporto scommettono per il prossimo triennio su un trend regionale di ripresa della crescita, sia pur rallentata dalla crisi internazionale, con un 1,5%, superiore alla media nazionale dell’1%.Il rapporto Met, che è parte integrante dell’indagine sull’economia regionale ed è stato realizzato sulla base di una rilevazione diretta su un campione significativo di oltre 3000 imprese della regione, mostra che in questi anni l’Emilia-Romagna è divenuta soprattutto un grande polo manifatturiero, con significative capacità di tenuta e di traino del resto dell’economia.Il dato più significativo di questa tenuta del settore industriale si ottiene confrontando la dinamica del valore aggiunto industriale con quella mostrata dall’Italia nel suo complesso, dinamica sistematicamente superiore nell’ultimo decennio. Un risultato prodotto da fattori strutturali come una crescita costante del livello di spesa in ricerca e sviluppo che è aumentato significativamente ed è salito sopra il livello nazionale.Del resto l’indicatore della crescita di competitività è certamente la presenza sui mercati esteri e la performance dell’Emilia-Romagna che si mantiene, anche negli anni più recenti, superiore a quella dell’Italia nel suo complesso, segnalando di nuovo la competitività delle produzioni manifatturiere e il loro grado di innovazione e specializzazione. Il confronto degli andamenti di lungo periodo dell’Emilia-Romagna con quelli del Nord Est e dell’Italia mette in luce una sostanziale robustezza del comparto industriale della regione, che fa registrare tassi di incremento medi annui del valore aggiunto industriale (+0,8%) superiori di circa mezzo punto percentuale rispetto al dato medio dell’Italia. Vi è il segno quindi di una modifica alla struttura industriale della regione, che ha portato al rafforzamento della filiera meccanica e ad una crescita della chimica e di alcune produzioni di alta tecnologia, contestualmente ai processi di ristrutturazione che hanno subito alcuni settori più tradizionali e comunque fortemente radicati (alimentare, lavorazione dei minerali non metalliferi, prodotti in metallo, sistema moda). Pil Come detto il PIL pro capite dell’Emilia-Romagna risulta stabilmente superiore alla media nazionale e di altre regioni del Nord Italia. In particolare, nel 2008, è prevista una crescita dello 0,1% a fronte di un calo generalizzato nel resto del Paese (-0,2%) e delle principali regioni industrializzate. Le previsioni per il prossimo triennio 2009-2011 confermano un trend regionale (1,5%) superiore alla media nazionale (1,3%). OccupazioneI dati del ricorso alla CIG (Cassa integrazione guadagni) per il periodo gennaio-agosto 2008, indicano che le ore autorizzate per dipendente, infatti, si attestano a 2,20, contro la media nazionale del 5,88, il 10,08 del Piemonte, il 7,57 della Lombardia e il 3,46 del Veneto. Ancora nel 2008 l’Emilia-Romagna fa registrare il tasso di occupazione più alto (70,4%) fra le regioni del Nord e del Centro Italia, e ben superiore alla media nazionale (59,2%) e alle altre regioni del nord (Piemonte 65,7, Lombardia 67,3, Veneto 66,3, Toscana 65,7). Allo stesso modo, il tasso di disoccupazione (3,3%) è il più basso fra le regioni assimilabili (Piemonte 4,6, Lombardia 3,7, Veneto 3,8, Toscana 5,3) e meno della metà del dato nazionale (6,9%). EsportazioniLa performance differenziale maggiore dell’Emilia-Romagna negli ultimi anni si registra soprattutto dal lato delle esportazioni. Negli ultimi dieci anni, la Regione ha acquisito quasi due punti percentuali di quota sull’export nazionale arrivando al 13,2% a giugno 2008 e superando, dopo il Piemonte, anche il Veneto. I dati Istat, inoltre, sul periodo 2000-2007, evidenziano come le esportazioni dell’Emilia-Romagna siano cresciute del 33,4% (contro il 19,9 della Lombardia, il 10,9 del Veneto e il 19,8 nazionale) e il valore medio unitario sia cresciuto nello stesso periodo del 26,6%, a fronte di un incremento del 2,9% per il Veneto, di un calo dell’11,7 per Lombardia e del 5,1 della media nazionale. Le politiche regionali per l’economia dell’Emilia-RomagnaIl Rapporto MET dimostra che in questi anni si è registrato un significativo calo delle risorse derivanti da interventi nazionali per le imprese e invece una crescita di quelle regionali. Il Rapporto rileva poi che le politiche dell’Emilia-Romagna sono quelle che si sono maggiormente specializzate dedicando una media negli ultimi 5 anni del 41% del totale a ricerca e innovazione, a fronte di una media nazionale del 14,8% e ben al di sopra di regioni come la Toscana (28,5%), Lombardia (9,7%), Piemonte (13,3%) e Veneto (19,9%) e con un 18,3% per l’internazionalizzazione, a fronte di una media nazionale del 4,8% e ben al di sopra di regioni come la Toscana (3,5%), Piemonte (3,6%) e Veneto (16,3%).Nel 2008 la Regione ha destinato 35 milioni di euro per sostenere il credito agevolato per gli investimenti e l’innovazione organizzativa delle imprese, 43 milioni di euro per la ricerca industriale e il trasferimento tecnologico e 15 milioni di euro per la qualificazione energetica delle imprese. Inoltre 10 milioni di euro per l’Internazionalizzazione. Per il 2009 la Regione ha già definito l’accordo antirecessione per contrastare gli effetti della crisi in atto e per consentire alle pmi di accedere al credito a breve termine. L’intesa è stata sottoscritta insieme a Unioncamere, Consorzi fidi e Istituti di credito aderenti.Grazie all’intesa, le banche aderenti mettono a disposizione un plafond di un miliardo di euro ad un tasso d’interesse non superiore all’euribor maggiorato di uno spread massimo di 1,5 punti. L’accordo si affianca alla decisione di mettere a disposizione già dal 1° gennaio 50 milioni di euro interamente dedicati a sostenere ulteriormente il credito per gli investimenti di medio e lungo periodo. Inoltre per il prossimo triennio la Regione è impegnata nella realizzazione dei tecnopoli per la ricerca industriale con la programmazione di 100 milioni di euro, e delle aree ecologicamente attrezzate per lo sviluppo degli insediamenti industriali e artigiani con un investimento di 53 milioni di euro.