Gli Assessori alle Politiche Abitative delle Province di Modena (Maurizio Maletti), Reggio Emilia Marcello Stecco), Parma (Ettore Manno) e Piacenza (Paola Gazzolo), riuniti a Parma il 3 ottobre 2008, insieme alle 4 ACER delle stesse Province, hanno prodotto un documento comune, nel quale: sottolineano come il tema del diritto alla casa rappresenti una questione sociale non risolta e che richiede politiche abitative concrete ed attive, che la Finanziaria Prodi del 2008 aveva cominciato ad affrontare – ancorché in modo parziale – e che l’attuale Governo ha bloccato e congelato, annunciando un "nuovo" Piano Casa di cui ancora – purtroppo – non è dato conoscere il concreto contenuto (a parte quanto fissato dall’art. 11 della Legge 133/2008); manifestano sconcerto per le notizie che si apprendono dalla stampa, che annunciano l’assenza di risorse per le politiche per la casa (solo 150 milioni di Euro previsti per il prossimo anno, ricavati da precedenti stanziamenti di circa 800/1000 milioni di Euro già stanziati e distratti ad altri bisogni), mentre il CIPE stanzia 140 milioni di Euro per contributi a fondo perduto a Comuni non certo virtuosi (Catania); ritengono un danno e un grave errore il blocco di interventi già programmati e deliberati per attuare la Legge 9/2007, sottraendo 550 milioni di Euro per le politiche abitative; rivendicano che tali risorse debbano essere rese disponibili, così come programmato e deliberato dalla Regione Emilia Romagna e dai Tavoli provinciali per la casa; ricordano che tali interventi rappresentano programmi condivisi per un importo di 32 milioni di Euro per recuperare alloggi per l’affitto e gli sfratti pari a circa 1.300 abitazioni; per le 4 Province di Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza ciò significa l’annullamento di interventi già approvati per 664 abitazioni; ricordano inoltre che si tratta di interventi che potrebbero essere attuati o cantierati rapidamente, che tale scelta produce un colpevole ritardo di almeno un anno, oltre al danno concreto di progettazioni predisposte a livello locale (da parte delle ACER) che rischiano di finire in un cassetto; riconfermano la validità delle scelte effettuate e chiedono quindi al Governo, alla Regione Emilia Romagna e ai Parlamentari di ristabilire al più presto le condizioni già definite dal decreto Ministeriale del 2008 per attuare questi interventi. I quattro Assessori, mentre sollecitano una rapida proposta del nuovo Piano Casa, che ancora non si conosce nel merito e un reale confronto con il sistema degli Enti Locali, per evitare ogni rischio centralistico, esprimono la loro profonda preoccupazione nel caso in cui alcuni obiettivi – sempre da anticipazioni stampa – dovessero trovare concreta definizione nel piano Casa. In particolare sottolineano: l’assoluta contrarietà a ipotesi di svendita del patrimonio abitativo pubblico (che andrebbe semmai aumentato e non diminuito, portandolo ai livelli dei più avanzati Paesi Europei), ricordando tra l’altro che si tratta di patrimonio dei Comuni e del cui utilizzo devono essere i Comuni a decidere; l’assoluta contrarietà a che si possano decidere cambi di destinazione urbanistica del territorio, scavalcando gli unici titolari che sono e devono essere i Comuni. Riconfermano che – in una logica federalista – ogni intervento ordinario e/o straordinario in materia di politiche abitative non possa prescindere dal consenso e dal coinvolgimento delle realtà locali e regionali e ribadiscono l’esigenza di un intervento attivo – politico e finanziario – da parte dello Stato, che ripristini almeno il livello di risorse che si sono sottratte. Chiedono alla Regione e ai Parlamentari locali di sostenere in ogni sede questi obiettivi e a richiedere una rapida definizione di un Piano Casa che sia federalista, costruito con le realtà territoriali ed imperniato su un ruolo guida assegnato alla Regione e ad una articolazione attuativa che faccia riferimento ai tavoli provinciali per la Casa e al sistema dei Comuni.