La lettera di Condindustria Piacenza alla stampa: Da qualche settimana stiamo seguendo, con preoccupato stupore, gli interventi di opposizione alla realizzazione di un impianto per la digestione anaerobica di sottoprodotti vegetali (biogas) da parte della nostra associata Conserve Italia, presso l’unità produttiva di Lusurasco. Si tratta di un impianto destinato ad utilizzare materiali vegetali di scarto e fanghi di depurazione dell’attività produttiva – finora destinati allo smaltimento come rifiuti – per produrre energia elettrica e calore. Tali fonti energetiche consentiranno all’unità produttiva di coprire ampiamente il proprio fabbisogno di energia elettrica necessaria al funzionamento dei macchinari e di ridurre sensibilmente il consumo di gas metano utilizzato per la cottura e sterilizzazione dei prodotti.L’impianto consentirà altresì di eliminare un fattore di criticità attualmente presente, nei periodi in cui si verificano "picchi" di produzione, determinato dal possibile innesco di processi fermentativi durante lo stoccaggio dei fanghi di depurazione. In sintesi, l’impianto di biogas di Lusurasco consentirà di valorizzare le fonti rinnovabili di energia, ridurre le emissioni di gas serra, conseguire elevati standard di efficienza energetica, diminuire il traffico veicolare della zona (con benefici effetti sulla sicurezza stradale e la qualità dell’aria) generato dai circa 2000 camion che annualmente portano a smaltimento i materiali che saranno invece utilizzati come combustibile.La realizzazione dell’impianto avverrà, naturalmente, nel rispetto di normative, procedure autorizzatorie e controlli, la cui applicazione rappresenta una garanzia di tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. Sotto il profilo energetico-ambientale dunque, l’intervento si colloca davvero felicemente nell’alveo di quello sviluppo sostenibile che rappresenta oggi una sorta di strada obbligata. L’iniziativa di Conserve Italia nello stabilimento di Lusurasco assume un rilievo fortemente positivo anche sotto l’aspetto strettamente economico. La decisione di realizzare questo importante (sotto il profilo finanziario) investimento è infatti la migliore dimostrazione che l’azienda è certa della potenzialità produttiva, delle capacità professionali, della redditività economica dello stabilimento.Se a questo si aggiunge che la forte diminuzione dei costi energetici accrescerà la competitività dell’insediamento (tanto più preziosa in uno scenario di mercato che registra le forti difficoltà in cui versa attualmente il nostro sistema agroindustriale), è di tutta evidenza che dalla realizzazione dell’impianto biogas conseguirà un generale positivo rafforzamento dell’economia del territorio, con salvaguardia – se non incremento – della situazione occupazionale della zona, in cui risiedono buona parte delle 60 persone (oltre a circa 200 stagionali) che prestano la propria opera nello stabilimento. Alla luce delle considerazioni esposte, non può che destare preoccupazione, stupore e sconcerto l’atteggiamento di chi si oppone all’investimento con motivazioni nelle quali è possibile identificare solo una forma acuta di "sindrome di nimby". Riteniamo doveroso sottoporre la questione all’attenzione delle Istituzioni che meglio sono in grado di cogliere e rappresentare i veri interessi della collettività e indicare le scelte autenticamente orientate al benessere comune, affinchè possano assumere le iniziative più utili ed appropriate per il perseguimento delle finalità indicate.