Uve bianche, c’è la ripresa

Le rilevazioni dei prezzi emerse dalla commissione prezzi della Camera di Commercio confermano una ripresa complessiva del valore delle uve bianche, attenuando le perdite di un’annata caratterizzata da una drastica riduzione della quantità, in linea con il buon livello qualitativo del prodotto.Questo risultato, commenta il responsabile della commissione vitivinicola Coldiretti Achille Bertè, presente alle riunioni, conferma la posizione dell’Organizzazione, che fin da subito si è attivata affinché giungessero segnali di prezzo ai produttori, come già avviene in altre realtà, per garantire stabilità al comparto e dare certezze di reddito, evitando il permanere di interessi di lobby che, per motivazioni più commerciali che agricole, speculano sul lavoro dei viticoltori svilendone la professionalità e sminuendo la qualità dei prodotti.La forbice così ampia, che ha rilevato minimi estremamente bassi, spiega Bertè, è frutto delle vendite effettuate a inizio campagna rispetto a quantitativi irrilevanti, dove qualche realtà aziendale con poca imprenditorialità, ha frettolosamente accettato contratti che prendevano come base di riferimento i prezzi della scorsa annata.Il contesto scaturito dalla riunione dovrebbe quindi produrre un generale innalzamento anche del prezzo del vino, (su cui incide il mercato domanda-offerta delle uve), commenta Bertè, portando beneficio anche ai trasformatori. La corsa al ribasso cui abbiamo assistito in passato nello scenario provinciale (Gutturnio Doc colli piacentini offerto a 1,20 Euro la bottiglia!), non ha certo contribuito a gratificare la qualità delle nostre Doc. Adesso, interviene il direttore Giovanni Roncalli, è giunta l’ora di voltare pagina, di fare sistema, di comprendere tutti, produttori e trasformatori, che la filiera ha gli stessi interessi e che la sua compattezza rafforza le singole componenti, trasferendo benefici all’intero comparto. Con questi obiettivi Coldiretti sta sollecitando tutto il comparto (con le cantine sociali impegnate in prima fila), affinché si realizzi un’azione sinergica che impedisca uno svilimento del prezzo, attraverso la creazione di un vero e proprio "cartello", con prezzi minimi di vendita per le Doc. Per gli altri vini non a denominazione di origine, ciascun imprenditore sarà libero di puntare anche a produzioni di gamma "commerciale" da destinare alle tradizionali offerte della grande distribuzione. Occorre insomma, puntualizza Roncalli, che impariamo a non "svendere" la nostra qualità, prendendo magari esempio anche dai nostri cugini d’oltralpe che, pur avendo diminuito i quantitativi complessivamente esportati, hanno però superato il nostro Paese aumentando enormemente il valore del fatturato.Al comparto del vino serve, insomma, raggiungere stabilità, chiudendo la porta alla speculazione e consentendo una adeguata distribuzione del valore nella filiera. Solo così si possono evitare prezzi bassi che non consentono di coprire i costi di produzione con la conseguente destrutturazione del sistema "vino".In questo contesto, ribadisce il responsabile del settore vitivinicolo Coldiretti Medoro Rebecchi, anche da parte del Consorzio vini Doc colli piacentini occorrerà maggiore impegno per adempiere al ruolo di controllo a cui è demandato. Vogliamo  sostenere questo ente affinché possa continuare, magari in modo coordinato ed efficace, nell’opera di promozione e valorizzazione dell’immagine del vino piacentino per conquistare quella giusta considerazione che i nostri vini devono avere sul mercato nazionale. Coldiretti vuole essere punto di raccordo e riferimento per il comparto, nella convinzione che uniti, con tutti i soggetti della filiera che adempiono al proprio ruolo, sarà possibile garantire stabilità al settore vitivinicolo. 

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