L’Italia è ormai l’unico paese europeo a non avere una legge organica sull’asilo e i rifugiati. A richiamare l’attenzione su questo problema è stato il secondo e ultimo appuntamento con "Rifugiati e migrazioni. Quali prospettive a Piacenza?", un incontro realizzato all’Università Cattolica e organizzato da Provincia di Piacenza in collaborazione con Regione, Provincia di Parma e Servizio Centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. L’iniziativa rientra tra le attività del progetto "Emilia Romagna terra d’asilo. Iniziative per l’avvio del protocollo regionale d’intesa in materia di richiedenti asilo e rifugiati". Dopo il saluto di Pierpaolo Triani, docente di Metodologia del lavoro socio-educativo dell’Università Cattolica, a sollevare l’attenzione su questo delicato argomento è stata Nelly Bocchi di Amnesty International, che prima ha illustrato il caso reale di un ragazzo curdo costretto a rifugiarsi in Italia, quindi ha passato in rassegna i motivi che portano le persone a richiedere asilo e quali sono i Paesi da cui si fugge. "Fino ad ora abbiamo registrato principalmente casi di cittadini di origine curda – ha ricordato -, ma sono in costante e continuo aumento i richiedenti asilo dal corno d’Africa, ovvero Etiopia, Eritrea, Somalia, Sudan e Darfur. Insomma, tutti questi Paesi in cui c’è discriminazione, guerra e governi non democratici". Ecco allora le proposte di Amnesty: "Occorrono progetti di accoglienza – ha affermato Nelly Bocchi -, perché anche in città come Piacenza non sono ancora previsti. E poi occorre chiedere una legge organica sull’asilo, regolamentare la vendita di armi ai paesi che non tutelano i diritti umani e la vendita delle armi leggere". A confermare le indicazioni di Amnesty International è quindi intervenuto Giorgio Palamidesi del Progetto Emilia-Romagna terra d’asilo. "In questi anni l’Unione Europea ha fatto alcuni importanti passi in avanti, ma anche dei passi indietro – ha osservato -. Perché, se da un lato si sono introdotti dei criteri minimi sul tema dell’asilo, che hanno avuto ricadute positive su paesi come l’Italia che non hanno una legge organica, dall’altro si sono inaspriti i controlli alle frontiere, rischiando di limitare proprio il diritto d’asilo". Una riflessione che sposta lo sguardo sui numeri preoccupanti in continuo aumento. "Abbiamo posti insufficienti rispetto a chi ha diritto e bisogno di assistenza – ha concluso Palamidesi -. Occorre riflettere sul significato di accoglienza, perché spesso i rifugiati possono essere una risorsa per il territorio, in quanto il loro livello di istruzione è tendenzialmente molto alto". Daniela Sartori, assistente sociale del Comune di Piacenza, ha infine portato l’esperienza degli ultimi anni all’interno del territorio comunale di Piacenza.